lunedì 10 giugno 2024

Corso di economia turistica: Lezione 15 Luoghi incantati

Abbazia di San Girolamo al Monte di Portofino










I primi abitanti del luogo furono pochi monaci benedettini che nel 1361 vi fondarono un monastero dedicato a San Girolamo. Quello che un tempo fu l'orto dei monaci, è oggi il solo Giardino all'Italiana in Liguria che si affaccia sul mare.
Le siepi di bosso (Buxus Sempervirens L.), abilmente potate a formare disegni geometrici, secondo i migliori canoni dell'arte topiaria, circondano la fontana in marmo del XVII secolo raffigurante un putto. Le piante addossate ai muri o disposte lungo le bordure sono parte integrante del disegno del Giardino Monu- mentale, come pure le vigne degli antichi pergolati.
Nelle aiuole, una quantità di specie floreali, diverse per garantire la fioritura in tutti i mesi dell'anno, si alterna a piante dal fogliame colorato. Tra le specie, le coloratissime strelitzie, le piante di agrumi, l'esotica buganvillea, la singolare eritrina (Erythrina Crista-galli) e ancora, alberi di pino, un secolare albero del pepe rosa e i rarissimi capperi rosa (Capparis Spinosa L.). La silenziosa corte ombreggiata dal glicine plurisecolare (Wiste- ria Sinesis L.) e il pergolato del giardino superiore, i cui pilastri sono ricoperti da rincospermo, o falso gelsomino (Rhynchospermum jasminoides L.), regalano suggestive e profumate - seppur effimere - fioriture.
La posizione strategica lo rende il luogo ideale per celebrare eventi esclusivi o incontri che semplicemente impongono riser- vatezza e raccoglimento.
Gli ospiti degli eventi hanno un privilegio in più: fermarsi in una delle camere nel corpo principale dell'Abbazia e nell'antica Torre Saracena.

Arte Sella a Borgo Valsugana

https://youtu.be/SDQYqeR-8Xs

 





Un processo creativo unico, che nell'arco di un cammino più che trentennale ha visto incontrarsi linguaggi artistici, sensibilità e ispirazioni diversi accomunati dal desiderio di intessere un fecondo e continuo dialogo tra la creatività e il mondo naturale.Opere d'arte immerse nella natura dove la mano e la sensibilità di artisti internazionali hanno saputo dialogare con la natura e misurarsi con essa, quale partner creativo.Anno dopo anno, un susseguirsi di opere d'arte create con materiali naturali vengono donate alla natura stessa, che nel corso del tempo le modifica, appropriandosene e riproponendole sempre nuove. Ogni stagione riveste i percorsi di Arte Sella di colori, sfumature e profumi nuovi: la visita è una continua scoperta, un'emozione ogni volta diversa. Nel corso dei decenni, Arte Sella è diventata uno dei luoghi più conosciuti al mondo per l'Arte nella Natura. Dalla primavera 2019 è visitabile il giardino di Villa Strobele, luogo di nascita di Arte Sella.

Castello del Gallo a Mandela









La moda del giardino paesaggistico nacque in Inghilterra, ispirata dai pittori paesaggisti francesi Lorrain e Poussin, che dipingevano i colori e la dolcezza della campagna romana ispirati dalla poesia di Virgilio e Orazio. Nel seicento la famiglia Spagnola e Portoghese Nunez-Sanchez piantò un giardino pensile al quarto livello della fortezza, ispirato ai giardini arabi, con un impianto di raccolta delle acque tutt'ora funzionante, con rose e alberelli di melograno in onore del Re di Spagna, e con un meraviglioso belvedere al di sopra dei paesaggi dove Orazio aveva la sua campagna. Nel settecento questo paesaggio contornato dalle montagne fu ritenuto il paesaggio ideale secondo natura dal pittore tedesco Jakob Phillip Hackert (1737-1806), mentre i paesaggi dei vedutisti seicenteschi erano spesso inventati su modello della campagna romana. Hackert divenne pittore di corte al Regno di Napoli, e fu molto probabilmente la vera eminenza grigia dietro il giardino all'Inglese della Reggia di Caserta. Nell'ottocento il paesaggio di Mandela venne bordato di alberi di alto fusto per creare un parco all'inglese, inglobando oltre ai campi e ai prati, anche le rovine e la natura selvaggia che sovrasta i due fiumi che passano nella proprietà. Lo vollero Alessandro del Gallo, della famiglia attuale, e sua moglie Giulia Bonaparte, per creare un luogo ameno per il salotto letterario di Giulia, per immortalare la vista ideale ed in memoria di uno dei più bei parchi paesaggistici degli Stati Uniti, a Point Breeze, Philadelphia, che il nonno di Giulia aveva piantato al suo arrivo sulla West Coast nel 1817. Il nonno di Giulia era Giuseppe Bonaparte, ex Re di Spagna, e fratello di
Napoleone. La giovane coppia piantò anche un bosco romantico con viali e slarghi per le passeggiate estive ispirato al disegno che Corot aveva eseguito trent'anni prima “Les Jardins d'Horace”. Il bosco doveva condurre all'effetto sorpresa alla fine del percorso, dove tutto ad un tratto si rivelava il paesaggio in discesa con le montagne che gli fanno da quinta. È stato recuperato il percorso naturalistico descritto da Orazio e da Lord Byron 1800 anni dopo, che è uno dei punti di osservazione della vista ideale, e dove la famiglia ospita artisti di Land Art.

Castello delle Rose di Cordovado a Pordenone











Il castello fu edificato su un “castelliere” preistorico e su un successivo insediamento di epoca Romana.
Della struttura originaria rimangono le torri scudate e parte delle mura di cinta, al cui interno si trovano la chiesa del XII secolo, il palazzo Agricola del XV secolo, le casette medievali e Villa Freschi Piccolomini risalente al 1511.
La sua proprietà passò poi per matrimonio ai conti Freschi di Cuccanea e ai conti Piccolomini di Siena. La villa è immersa in un parco romantico realizzato ai primi del XIX secolo dal conte Sigismondo Freschi, che genialmente sfruttò come elementi del paesaggio i fossati di difesa, le collinette, le mura, le pietre della strada romana: una scelta che crea l'impressione di trovarsi ogni pochi passi in un luogo diverso, passeggiando tra alberi secolari.
All'uscita del parco oggi c'è un vero gioiello: un labirinto a forma di sole composto da piante di rose damascene, per camminare a lungo tra profumi inebrianti, immersi nella luce, nei colori e nella straordinaria energia delle rose. Sono varietà antiche a fioritura esclusivamente primaverile, caratteristica che non è un limite bensì un pregio perché offre un momento stagionale unico e irripetibile. Nel momento della fioritura, grazie alla grande passione di Benedetta Piccolomini e al suo desiderio di condividere tanta bellezza, il roseto viene aperto con visite guidate, mostre e conferenze (''Omaggio alle rose'' 16-17 maggio per il 2020). Il parco e il labirinto sono curati con prodotti biodinamici, con ottimi risultati per le piante e per api, farfalle, lucciole e i volatili.
Nell'emporio Se Son Rose, annesso al castello di Cordovado è possibile trovare i cosmetici “Se Son Rose”, realizzati con ingredienti provenienti, ove possibile, da colture biologiche.
La caffetteria Se Son Rose, all'interno del borgo medioevale, accoglie i momenti di piacevoli evasioni dove il tempo si ferma e riacquista il suo valore originale, con una scelta di prodotti, ove possibile bio, che delizia il palato con gusti delicati e piacevoli in un'atmosfera intima e riservata.

Castello di Grazzano Visconti 









Il Parco del Castello di Grazzano Visconti venne realizzato tra fine Ottocento e inizio Novecento dal duca Giuseppe Visconti di Modrone, padre del regista Luchino Visconti che qui trascorse la sua infanzia. Si tratta di un giardino eclettico, in cui ispirazioni diverse convivono armoniosamente: le simmetrie del giardino all'italiana, di fronte all'ingresso principale del maestoso Castello del XIV secolo, e le linee dei viali che sembrano dirigere la visuale coesistono con l'atmosfera romantica creata dalle zone a bosco e dai vialetti sinuosi che vi si inoltrano, in un gioco di luci e ombre tra gli alberi. Il suono dell'acqua del piccolo fiume Rio Grazzano che scorre all'interno della proprietà pervade tutto il parco, ricco di fontane, statue, ponticelli e fossati; oltrepassato un passaggio arcuato nella siepe di carpini, appare la fiabesca Casetta dei bambini, voluta dal duca Giuseppe per i giochi delle figlie minori Uberta e Nane, attigua a un labirinto di tassi. La scelta delle piante è stata finalizzata a ottenere un effetto architettonico permanente grazie a sempreverdi, come cipressi, pini, lecci, tassi e arbusti di mirto e bosso. Tra i fiori prevalgono rose e ortensie. Nel parco vivono inoltre essenze autoctone tipiche dell'area ecologica in cui è inserito Grazzano Visconti: farnie, olmi, pioppi neri, noccioli, aceri campestri, ciliegi, carpini e frassini, oltre ad arbusti del sottobo- sco come il melo selvatico, il sanguinello, il ligustro. Danno invece un tono più ricercato all'insieme arboreo del parco alcuni esemplari di cedro, glicine, cipresso d'America e diverse distese di bambù. Nei 150.000 metri quadrati del parco spiccano alcuni esemplari ultrasecolari, tra i quali un platano aceriforme di oltre 150 anni, un tiglio di 80 e uno splendido gruppo di cedri del Libano.

Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo










Sede operativa della Fondazione Cosso, il Castello di Miradolo sorge accanto alle colline di Pinerolo, all'imbocco della Val Chisone e della Val Pellice, dove il Monviso regala agli occhi lo spettacolo della sua maestosa imponenza. Un parco di oltre sei ettari circonda la dimora, anticamente di proprietà delle famiglie Massel di Caresana e Cacherano di Bricherasio: ispirato al giardino informale inglese, si caratterizza per una forma vagamente ovale arricchita e resa piacevole da anse di rigogliosa vegetazione che si affacciano su un grande prato centrale. Pur avendo origini più antiche, la dimora e il Parco, dopo un primo assetto formale con giardino all'italiana accanto alla villa, assumono l'attuale conformazione nella prima metà dell'Ottocento, per volere di Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, sposa di Maurizio Massel di Caresana. ''Babet'', come veniva affettuosamente chiamata in famiglia, ampliò il Parco là dove prima si estendeva il bosco e mantenne la tradizione della coltivazione della vite, introdotta nel grande prato centrale insime a quella del foraggio, come richiedeva un giardino all'inglese, che grazie alla sue cure veniva man mano ad arricchirsi anche di specie esotiche. Maria Elisabetta fece anche costruire il muro di cinta, un'ampia Citroniera neogotica e una torre rotonda da cui è suggestivo l'affaccio sul paesaggio circostante. Alcuni anni dopo, grazie alla viva cultura della nipote, Teresa Massel di Caresana, e di sua figlia Sofia Cacherano di Bricherasio, la dimora ospitò un cenacolo di artisti, frequentato dalla maggiori personalità dell'epoca, tra cui il Capitano di Cavalleria Federico Caprilli, lo scultore Bistolfi, il pittore Delleani, insegnante di Sofia. In questi anni il Parco continuò ad arricchirsi di varietà insolite, ortensie e camelie, fino al 1950, anno in cui la contessa Sofia si spense; l'intera proprietà di Miradolo passò in eredità a una congregazione religiosa per poi essere depredata, in parte distrutta, e infine abbandonata.
È solo nel 2007 che il Castello e il Parco, acquisiti da un gruppo di privati, accolgono la Fondazione Cosso che, dal 2008, se ne prende cura, non come proprietaria ma come custode, con il desiderio di condividere tanta bellezza aprendo alle visite e soprattutto ponendolo al centro di un programma di valorizzazione con numerse attività che continua tutt'oggi. Nel Parco alberi centenari e specie rare colpiscono per la loro bellezza: all'ingresso il visitatore incontra la radura dei tassodi, il mestoso Ginkgo biloba e l'ippocastano; poco più avanti il vecchio tasso che affaccia sul grande prato centrale. Le alte siepi di bosso che corrono lungo le mura di cinta accompagnano gli ospiti alla scoperta degli altri giganti del parco tra cui compaiono la sequoia, il bosco di bambù, il vecchio faggio asplenifolia e il liriodendro, l'albero più alto del parco.
La presenza di numerosi corsi d'acqua e la posizione particolarmente felice da un punto di vista climatico, fanno del luogo un sito di notevole interesse anche dal punto di vista ecologico, rendendolo habitat ideale per molte specie animali e vegetali.

Giardini Botanici di Villa Taranto a Verbania Pallanza









Dislocato sulla sponda piemontese del Lago Maggiore tra Intra e Pallanza, il giardino ha preso forma a partire dal 1935 nella proprietà che il capitano scozzese Neil McEacharn aveva acquistato dalla marchesa di Sant'Elia con l'ambizione di creare un complesso botanico di valore internazionale. Nato nel sud della Scozia nel 1884, McEacharn proveniva da una facoltosa famiglia della nobiltà scozzese, cosa che gli permise di dedicarsi a tempo pieno alle grandi passioni della sua vita: la botanica, il giardinaggio e i viaggi. Rientrava in quella ristretta categoria di appassionati gentiluomini del Novecento che riuscirono a fare più volte il giro del mondo (pare sette volte, di cui la prima a 16 anni) alla ricerca di sempre nuove piante da acclimatare nei propri giardini. Confidando nella bellezza del luogo, nella mitezza del clima e in incredibili lavori di terrazzamento e sbancamento lungo Punta della Castagnola, il Capitano seppe conciliare esigenze estetiche e botaniche. Acquistò altri terreni adiacenti e nei 16 ettari della proprietà creò boschi, bordure e vallette di arbusti, aiuole, parterre, tappeti erbosi, laghetti, serre e mise a dimora piante di tutto il mondo, formando collezioni di grande valore scientifico che ora contano 8.500 tra specie e varietà diverse. McEacharn, coadiuvato dal giardiniere inglese Henry Cocker, visse a Villa Taranto sino alla morte, nel 1964. Ma già nel 1938 aveva donato questo gioiello, riservandosi solo l'usufrutto, allo Stato italiano, che l'ha aperto al pubblico nel 1952. Dal giugno 2005 ai piani nobili di una palazzina dell'Ente è visitabile l'Herbarium Britannicum, che espone in 43 teche l'erbario della flora spontanea raccolta nel 1929 dal primo giardiniere del Capitano.

Giardini Vaticani a Roma

 https://youtu.be/Cs8fxRFkaGs











Da secoli riservati all'uso esclusivo dei Sommi Pontefici, i Giardini Vaticani sono ancora oggi un'oasi di pace, dove è possibile passeggiare e meditare, ammirando le bellezze della natura. Con un'estensione di circa 30 ettari sui 44 che compongono la superficie complessiva dello Stato della Città del Vaticano, l'impianto dei Giardini Vaticani risale alla seconda metà del 1200, quando papa Niccolò III Orsini (1277-1280), uomo di grande cultura e gran conoscitore di piante medicinali, fece realizzare un viridarium novum sul Colle Vaticano. Questo giardino, il cui ingresso era proprio dietro i Palazzi Apostolici, si caratterizzò fin da subito per la coltura delle piante officinali, tanto che venne affidato alle cure degli Archiatri pontifici. Ancora oggi, così come all'epoca, i Giardini Vaticani si presentano come una sorta di hortus conclusus, in gran parte delimitati dalle mura erette tra i pontificati di Pio IV Medici (1559-1565) e Pio V Ghislieri (1566-1572). Mura che, in seguito ai Patti Lateranensi del 1929, sono diventate i confini di uno tra gli Stati più piccoli al mondo. Arricchiti e decorati nel corso del tempo ad opera di vari Pontefici, che qui continuano a fare le loro passeggiate, i Giardini Vaticani rappresentano oggi il riflesso di quel plurisecolare incontro tra natura, arte e fede. Non solo perché su quello che è il più antico impianto botanico d'Italia, realizzato dal grande Simone da Genova, oltre duecentocinquant'anni prima degli orti di Padova (1545) e di Pisa (1563), continuano a convivere piante mediterranee e fiori esotici di ogni specie, qui arrivate dai vari continenti; ma perché tra i prati, le siepi di bosso e gli alberi secolari si è nel tempo sviluppato un percorso devozionale dedicato alla Vergine Maria. Oggi resi disponibili ai visitatori, i Giardini Vaticani offrono la possibilità di ammirare una miriade di fontane e reperti archeologici, che tra casine, torri e antiche mura incastonate nel verde, esaltano la grandezza spirituale e intellettuale di quei Papi che hanno ispirato e voluto questo spazio meraviglioso.

Giardino Bardini a Firenze











Il giardino Bardini è uno straordinario belvedere su Firenze: 4 ettari di parco tra la riva sinistra dell'Arno, la collina di Montecuccoli e le mura medievali. In origine era un sistema di orti murati verso Palazzo Mozzi e sulla collina retrostante. Nel Settecento Giulio Mozzi, appassionato di giardini, arricchisce la proprietà con un lungo muro fontana con fondali a mosaico polimaterico. A metà Ottocento il giardino barocco viene ampliato con l'acquisizione del confinante giardino anglo-cinese di Villa Manadora, creato da Luigi Le Blanc a inizio Ottocento. Nella seconda metà del secolo i principi Carolath Benten acquistano tutta la proprietà e arricchiscono il giardino di dettagli vittoriani. Nel 1913 l'antiquario Stefano Bardini acquista il complesso composto da Palazzo Mozzi, dal giardino barocco, dal giardino anglo-cinese con una porzione rimasta agricola, e dalla villa Manadora.  Bardini agisce spregiudicatamente: costruisce un viale per salire in macchina dall'Arno sino alla villa, distruggendo i giardini murati di origine medievale, e riunifica i due edifici esistenti sulla costa San Giorgio. Passato al figlio Ugo, con la sua morte nel 1965 inizia la lunga vicenda dell'eredità, conclusa solo nel 1996. Nel 2000 la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, attraverso la Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, inizia il restauro del complesso, durato quasi cinque anni, per restituire al giardino identità, ricchezza compositiva e vegetale. Nel parco agricolo, dove sono stati piantati alberi da frutto della tradizione toscana, si trova un rondò-belvedere dal quale si percorre un tunnel di glicini e si ammirano ben 60 varietà di ortensie. La scalinata barocca è la parte più scenografica del giardino con il Belvedere sulla città e le sei fontane con fondali a mosaico polimaterico. Lungo la scalinata sono state piantate rose bourboniane e iris rifiorenti; nella parte più bassa si visita un giardino con bordi di erbacee e graminacee e il teatro verde ricavato in una conca. Nel bosco all'inglese, che faceva parte del giardino anglo-cinese, si trova il prato delle azalee, con felci, viburni, camelie e una collezione di agrumi. Da via de' Bardi il percorso si snoda in salita verso la villa e consente di ammirare sia il giardino sia i monumenti di Firenze.

Giardino Botanico André Heller a Gardone Riviera

https://youtu.be/o7IWeqi2iUo










A Gardone Riviera, nello splendido contesto del Lago di Garda, sorge quest'incredibile giardino, che si può considerare un complesso ecologico vero e proprio, senza eguali in altri parchi e giardini botanici. Infatti, in circa 10.000 mq, sono presenti specie botaniche di ogni parte del mondo, dalle Alpi all'Himalaya, dal Mato Grosso alla Nuova Zelanda, dal Giappone all'Australia, al Canada, all'Africa. Una raccolta eccezionale, resa ancora più straordinaria dalla circostanza che ciascuna specie è calata nel suo ambiente naturale, ricreato con cura attraverso molte difficoltà. L'obiettivo della naturalezza e dell'amore paesaggistico e naturalistico è l'elemento unificante di un giardino in cui si mescolano ambienti diversi, dai ruscelli alle cascate, dagli stagni con carpe Koi, trote e immagini riflesse del volo delle libellule, alle colline in pietra dolomitica accanto a cactus e torri ricoperte di edera. Quest'incredibile varietà si sposa armonicamente con le strutture artificiali create nel giardino ed è arricchita da sculture contemporanee e da effetti scenografici sorprendenti, offrendo al visitatore l'opportunità di compiere un viaggio inconsueto in un mondo che coniuga natura e arte, ambedue di qualità internazionale, tra le sculture di artisti come Keith Haring, Roy Lichtenstein, Mimmo Paladino, Erwin Novak, Susanne Schmoegner, Rudolgh Hirt, affiancate a sculture indiane e marocchine. André Heller, poeta-artista austriaco, è il custode di questo paradiso dal 1989, mentre il suo predecessore fu il dottor Arthuro Hruska, medico dentista degli zar, dei Savoia e di altri celebri personaggi della storia, che intorno al 1901 acquistò il terreno dove tra il 1912 e 1914 sorse il suo giardino.

Giardino Botanico della Fondazione Nicola Del Roscio a Gaeta











Il giardino è nato nel 1985 grazie alla passione botanica e ambientale di Nicola del Roscio, sul terreno abbandonato che circonda una casa di epoca medievale, nel Parco Regionale di Monte Orlando, tra la Gaeta antica e la città moderna. Fin dall'inizio è stato destinato ad accogliere una ricerca sperimentale per l'acclimatazione delle palme, favorita dalla collocazione del luogo che beneficia di un microclima eccezionalmente mite, protetto dai venti freddi invernali dai monti Aurunci che si ergono dal mare fino a 1533 mt. Oggi il giardino occupa circa 2 ettari ed è organizzato su 14 terrazze digradanti verso il golfo di Gaeta; accoglie esemplari di palme in ben 150 diverse specie, ottenuti da semi raccolti durante viaggi di lavoro in luoghi subtropicali. Molte delle specie qui nate da seme sono rare o in via di estinzione nei loro siti originali. Il giardino ha un equilibrio molto delicato a causa della rarità della specie, delle loro esigenze climatiche, del terreno terrazzato e della volontà di scegliere metodi totalmente coerenti con il rispetto dell'ambiente naturale. Per la cura delle piante vengono utilizzati esclusivamente prodotti biologici. Le risorse idriche sono un'altra delle criticità gestite con estrema attenzione: l'acqua piovana viene immagazzinata in cisterne, per essere poi utilizzata nei periodi di siccità. Alcune arnie aiutano a conservare l'equilibrio della flora e, nell'ultimo decennio, molti uccelli e altri animali hanno scelto il giardino come loro habitat. Il giardino è gestito dalla Fondazione Nicola del Roscio, impegnata nel mondo dell'arte e nella tutela delle opere di Cy Twombly, artista, pittore, scultore e fotografo statunitense che a lungo visse a Gaeta. La Fondazione sostiene la manutenzione e il miglioramento del giardino, che ha raggiunto oggi una risonanza internazionale; alcuni esemplari di palme sono stati donati alla città di Gaeta, nel quadro di una collaborazione che vede la Fondazione impegnata nella valorizzazione dell'interesse territoriale e ambientale, con accoglienza delle attività didattiche, di studio e di ricerca scientifica. A breve la Fondazione pubblicherà un libro sul giardino, con foto e consigli basati sulle esperienze personali di Nicola del Roscio in tema di semina, acclimatazione e salvataggio della flora subtropicale.

Giardino dei tulipani del Castello di Pralormo

 https://youtu.be/6OqIzhWQFWA

 










Il castello, di origini medievali, è stato trasformato nel corso dei secoli in una piacevole residenza, circondata da un sontuoso parco all'inglese progettato nel XIX secolo dal paesaggista di corte Xavier Kurten. Questi diede vita a un ''percorso di delizie'' con effetti scenografici, sapienti cannocchiali prospettici tra gli alberi, per dare risalto al magnifico panorama di montagne che abbraccia il giardino, e una continua alternanza di colori, fioriture e profumi nel corso delle stagioni. Il progetto del Kurten è stato completamente realizzato e l'impianto si è conservato fino ai giorni nostri con limitati cambiamenti legati ai mutamenti del gusto alla fine del XIX secolo. Nel parco, dominato da imponenti cedri del Libano, furono introdotti i bambù e una rara specie arbustiva (clerodendrum Perbungei), ma anche una serra per le specie tropicali ed un giardino con fioriture a rotazione di calicantus, forsitzie, spiree, boules de neige, biancospini, lillà, maggiociondoli, iris e Koelreuteria. Una delle meraviglie di questo giardino sono le grandi, vellutate peonie e le rose, presenti a Pralormo già nel 1500. Di recente è stato messo a dimora un viale di ciliegi rosa giapponesi, ai piedi dei quali sono state create aiuole di tulipani dello stesso colore. In questa straordinaria cornice fioriscono ogni primavera oltre 100.000 tulipani: morbide aiuole costeggiano i viali e gli alberi secolari e, per tutto il mese di aprile, le fioriture delle bulbose si associano a quelle del parco. In occasione di questa fioritura apre al pubblico un grande evento, ormai molto amato e atteso: “Messer Tulipano”. La visita del castello, tuttora residenza abituale dei conti di Pralormo, offre due itinerari. Oltre alla visita della dimora, che comprende cantine, dispense, ampie cucine e poi i saloni aulici, lo studio del Ministro, il salotto della musica, è stato recentemente inaugurato un nuovo itinerario dedicato ad un plastico realizzato a fine Ottocento sul quale corrono trenini d'epoca attraversando gallerie scavate nei muri, paesaggi e stazioni. Il castello dispone di eleganti pertinenze, a disposizione per matrimoni ed eventi, e di alcune rural suites dedicate ai mestieri indispensabili alla vita nel castello: il cocchiere, la giardiniera, l'ortolano, l'erborista e il boscaiolo. Occasioni per vivere un'esperienza unica!

Giardino del Castello di Masino a Caravino










Il Castello di Masino, affacciato sull'ampia pianura del Canavese, sorge su una collina antistante la lunga barriera morenica della Serra di Ivrea. L'edificio venne innalzato nell'XI secolo per volere della famiglia Valperga. I suoi sontuosi interni, impreziositi da affreschi e ricchi arredi, e le numerose stanze monumentali sono testimonianza del colto e raffinato stile di vita dei proprietari. Dalla seconda metà del XVI secolo il Castello venne ricostruito nelle forme attuali sulle rovine dell'antico fortilizio, assumendo così le sembianze di una vera residenza di rappresentanza immersa in un vasto e splendido parco, che rivela ancora oggi le trasformazioni operate nel Settecento e Ottocento. L'intera area verde è organizzata in due settori distinti orientati in direzione levante-ponente secondo la morfologia del terreno; dalla spianata si sviluppa verso ovest un maestoso viale, fiancheggiato da tigli, che termina nella distesa erbosa, dove è possibile visitare il Labirinto, tipico elemento vegetale che richiama i giardini ''all'italiana'' della seconda metà del 1700. Al confine della radura si diparte la particolare Strada dei ventidue giri, realizzata tra il 1840 e il 1847 per collegare Strambino al Castello, con tornanti caratterizzati da una pendenza per agevolare la salita delle carrozze. Nel settore di Levante, ''all'inglese'', si aprono ampie distese erbose, livellate a piani diversi. Nella prima metà del XIX secolo venne costruito un tempietto neogotico attorno al quale in primavera fioriscono le 7.000 spiree che impreziosiscono il giardino come da progetto dell'architetto Paolo Pejrone. Sul terrazzamento orientale si trova il giardino dei cipressi che conserva i segni dell'impostazione geometrica e architettonica propria del giardino “all' italiana''.

Giardino del Castello di Roncade

 

 








Un antico fossato e potenti mura medioevali smerlate, con tozze torri quadrate agli angoli e armoniose torri circolari ai lati del portale d'ingresso, racchiudono una villa veneta cinquecentesca di austera eleganza. Caratterizzata da una loggia ad archi sovrapposti, per la sua architettura viene considerata tra i primi esempi di villa veneta.
Il giardino si trova all'interno delle mura, in uno spazio quadrato con un viale lungo il perimetro, dove si aprono i locali dell'attuale azienda vitivinicola. A cadenzare il percorso dal portale d'ingresso sino alla villa lungo il viale centrale c'è un piccolo esercito di statue seicentesche che rappresentano fanti dell'esercito della Serenissima.
Lo spazio verde appare molto più grande di quanto non sia per la presenza di quattro alberi monumentali - due Magnolia grandiflora e due Cedrus libani disposti specularmente - che hanno assunto un portamento espanso grandioso.
Hanno oltre un secolo anche gli esemplari di Lagerstroemia indica che ornano ai lati la scalinata prospiciente la villa.
Un giardino all'italiana fa da invito alla cappella privata che conserva il busto in terracotta dei primi proprietari, i nobili veneziani Gerolamo Giustinian e Agnesina Badoer.
Alle spalle dell'edificio il giardino prosegue per un breve tratto ancora con grandi alberature di pregio, tra cui Taxodium e cipressi lungo il fossato. Poco oltre prende il sopravvento la campagna con i filari di vite che testimoniano l'attuale vocazione della proprietà.
Uscendo dal retro del giardino vi è il vigneto che si estende per 100 ettari nei comuni di Roncade e Mogliano Veneto. La produzione include bianchi, rossi e spumanti con denominazione ''Castello di Roncade''.


Giardino del Castello di San Pelagio a Due Carrare

https://youtu.be/k6EkH1Ut0fo 











L'impronta che nel 1700 l'avo Roberto Zaborra ha dato ai giardini è ancora leggibile. Fu lui a introdurre lati sorprendenti e bizzarri che, puntando sull'elemento naturale, cercavano un'armonia di rapporti con il paesaggio. Il giardino di rappresentanza, con 200 varietà di rose, circa mille esemplari, nasce da un'appassionata ricerca trentennale in tutta Europa. L'inserimento è avvenuto con criteri precisi e coerentemente con la destinazione attuale del Castello. Un chiaro esempio è la rosa 'Aviateur Blériot', dedicata al trasvolatore della Manica del 1909. Attorno alla vasca centrale con ninfee si notano cespugli di yucca, gruppi di peonie 'Hana Kisoi' e una profusione di rose inglesi. Il Giardino Segreto interno al castello è ricco di cipressi, tassi, tigli secolari, una lagestroemia ultracentenaria, un vecchio diospiro dall'intensa produzione di frutti, viburni, ibischi, oleandri, Lippia citriodora, clematidi, gelsomini, lavanda, passiflora e ancora rose. Dal giardino di rappresentanza ci si incammina lungo un viale di carpini potati a tunnel. Dalla sua sommità si gode il panorama dell'antica peschiera e del campo da cui, il 9 agosto 1918, D'Annunzio e la squadriglia della Serenissima partirono per il famoso Volo su Vienna. Tre i labirinti verdi esistenti: il “Labirinto del Minotauro” che cita il mito di Icaro e quindi la storia del volo, tema del museo; il labirinto del “Forse che sì forse che no”, che ricorda nel nome il famoso romanzo dannunziano; nel marzo 2013 è stato inaugurato il terzo Labirinto, dedicato all'Africa. Oggi la Villa è Museo del Volo e nei suoi giardini ha trovato posto il “Viale degli Eroi” dove vengono messe a dimora “piante aeronautiche” come l'alloro che, dedicato a D'Annunzio, ne ricorda la grande opera poetica, il frassino dedicato al conte da Schio che lo usava nella costruzione dei suoi dirigibili, e molti altri.

Giardino dell'Arte a S. Giovanni La Punta










La Fondazione La Verde La Malfa - Parco dell'Arte è nata per la volontà dell'artista e collezionista Elena La Verde. La proprietà è costituita da un ettaro di parco e da una grande villa su diversi piani,fatta costruire agli inizi degli anni ‘70 dall'ingegnere Enzo La Malfa, marito della fondatrice, come abitazione per la propria famiglia. Il progetto ha preso forma attorno al 2000, quando Elena La Verde aveva già allestito nel parco una serie di installazioni frutto della produzione artistica propria e di altri artisti. Un poco alla volta il luogo da privato si è trasformato in un vivace polo di cultura immerso nella vegetazione lussureggiante di alberi e arbusti del parco. Si possono ammirare svettanti cipressi, pini marittimi, cedri del Libano. Su tutto domina un vetusto esemplare di Araucaria, mentre strelizie, buganvillee, succulente in fiore in stagione colorano la scena. In un decennio la nascente fondazione si è dotata di una prestigiosa collezione di arte contemporanea, di una raccolta di abiti e indumenti intimi d'epoca (da fine ‘700 a fine ‘800) e di un fondo documentario e librario con esemplari che risalgono anche alla prima metà del ‘500. Alla morte della fondatrice nel 2012 il figlio Alfredo assume la presidenza della fondazione, inaugurando la sala espositiva “Elena La Verde”, sede di mostre e concerti e due stanze d'arte dedicate ai temi della memoria e della pace.Considerato un vero e proprio museo all'aperto, il parco è una suggestiva e originale sintesi di natura e cultura che governa con pari dignità la flora autoctona presente, ricca di olivastri, pistacchi, ginestre, querce e bagolari. Il parco ospita numerose sculture e installazioni d'arte contemporanea ed è sede di spettacoli teatrali, concerti, performance e attività didattiche.

Giardino della Fondazione Paolo e Carolina Zani a Cellatica










La Fondazione Paolo e Carolina Zani per l'arte e la cultura, recentemente aperta al pubblico, accoglie i visitatori in un percorso tra la Casa Museo e il suo giardino, situati nel territorio della Franciacorta, tra la città di Brescia e l'estremità meridionale del Lago d'Iseo. Il giardino della Casa Museo è stato creato come naturale completamento della collezione costituita da oltre 850 opere d'arte barocca principalmente francesi, romane e veneziane.
Il percorso all'interno del giardino si svolge tra sculture, fontane, elementi architettonici in dialogo con la natura. Un angolo di mondo in cui si scorgono culture distanti come quelle rappresentate dai papiri egiziani, dai cedri del Libano, dalla Sophora del Giappone, dal Ginepro cinese, dall'accurata selezione di Agavi e da una scenografica serie di macro Bonsai.
Tra specie arboree rare, essenze potate ad arte e sculture antiche, si snodano i vialetti che conducono ad un suggestivo ninfeo con putti e giochi d'acqua. Qui si specchia, con la sua leggerezza, una singolare collezione di ninfee e piante acquatiche, animate da coloratissime carpe giapponesi (Koi). Un percorso che celebra la visione della casa come metafora di uno spazio dell'anima in cui si proteggono i tesori, si custodisce il sapere, si coltiva la bellezza e, soprattutto, si abita l'arte.
All'interno della Casa Museo i visitatori sono accompagnati in percorsi guidati per scoprire sculture, dipinti, arredi e oggetti d'arte applicata. Tra i capolavori della raccolta spiccano dipinti di Canaletto, Tiepolo, Guardi, Longhi, Boucher accanto a preziosi arredi barocchi e rococò principalmente francesi e veneziani e straordinari oggetti d'arte applicata del XVII e XVIII secolo.

Giardino della Venaria Reale a Torino









La Venaria Reale rappresenta la magnificenza della corte regale tra XVII e XVIII secolo. A metà Seicento Carlo Emanuele II di Savoia volle edificare una dimora “di piacere e di caccia” e commissionò il progetto all'architetto Carlo di Castellamonte, che disegnò un borgo cittadino, un palazzo regale e i giardini. Dichiarata dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità, La Venaria è stata oggetto di un importante recupero, il più grande cantiere di restauro d'Europa, con la riapertura al pubblico nel 2007. L'intervento realizzato sui Giardini, persi dopo l'occupazione napoleonica, ha voluto identificare e riprendere i rapporti con l'architettura e il paesaggio circostante evocando e valorizzando l'impianto sei-settecentesco. I resti archeologici delle strutture seicentesche, la Fontana d'Ercole, il Tempio di Diana scandiscono e delimitano l'allea d'Ercole, canale d'acqua che attraversa il Parco basso e che conduce al grande bacino della Peschiera. Il Potager Royal affianca l'allea per l'estensione di 10 ettari in cui frutteti si alternano a fioriture e ortaggi. Il Giardino delle Sculture Fluide di Giuseppe Penone completa il giardino del Parco basso mettendo in relazione il muro e le grotte seicentesche attraverso una lettura del giardino contemporaneo. Nel Parco alto si trovano il giardino a Fiori, il Roseto con ampi “cuscini”di rose rifiorenti e il Gran Parterre spazio maggiormente suggestivo del giardino settecentesco che mette in relazione le importanti architetture di Filippo Juvarra quali la Galleria Grande, la Citroniera e la Scuderia. Un trenino accompagna i visitatori lungo le scenografie verdi del Giardino; si può anche navigare sulla Peschiera con due gondole o fare una passeggiata sulla carrozza. Tra la quiete degli orti e della Peschiera si può pranzare ed apprezzare i prodotti tipici della Reggia nel Patio dei Giardini. La Reggia ospita importanti mostre ed eventi che si alternano quasi ogni giorno. Ogni domenica nella bella stagione i Giardini si animano delle Giornate da Re, spettacoli ed intrattenimenti rivolti al pubblico di ogni età.

Giardino di Casa Cuseni a Taormina









Casa Cuseni è stata edificata all'inizio del ‘900 nella parte collinare di Taormina, dal pittore inglese Robert Kitson, divenendo presto un Centro Artistico Internazionale.
Von Gloeden, Alfred East, Albert Liberty, Charles Ashbee, Cecil Hunt, Frank Brangwyn, Charles Baskerville, Pablo Picasso, Salvador Dalì, Henry Moore, Ezra Pound sono solo una parte dei molti altri artisti che qui hanno lasciato le loro opere.
La casa custodisce, tra le sue collezioni, dipinti che testimoniano il Grand Tour inglese in Sicilia e in terra d'oriente e una celebre dining-room, oggi l'unica esistente al mondo, di Sir Frank Brangwyn, uno dei primi decoratori di L.C. Tiffany. L'artista disegnò anche il giardino della villa utilizzando le prospettive ed il paesaggio quali elementi decorativi, divenendo l'Etna ed il golfo di Naxos, un tutt'uno armonioso con la natura. Le piante africane e le rose inglesi si mescolano ai tanti agrumi siciliani in una singolare incredibile sinfonia di colori ed odori, un'emozione per gli occhi in un contesto paesaggistico senza eguali al mondo, dinanzi alla maestosità dell'Etna ed al mare siciliano.
Casa Cuseni manterrà la sua vocazione artistico-culturale anche con la seconda proprietaria, la scrittrice britannica Daphne Phelps. Numerosi scrittori, filosofi, matematici, storici e pittori hanno vissuto qui, da Bertrand Russell a Greta Garbo, da Tennessee Williams a Henry Faulkner. Oggi la nuova proprietà investe molto sulla cultura, ospitando eventi artistici di livello internazionale.
Nel 2015 Casa Cuseni è diventata il Museo delle Belle Arti e del Grand Tour della Città di Taormina.
L'intero complesso architettonico, per l'alto valore storico-artistico, e' stato dichiarato Monumento Nazionale Italiano. Nel 2016 Casa Cuseni è diventato un Museo Internazionalenel circuito delle Case della Memoria, il prestigioso circuito delle Case-Museo dei più famosi letterati ed artisti europei. L'intero Complesso Monumentale è oggi gestito dalla Fondazione Casa Cuseni, l'Ente giuridico costituitosi per la salvaguardia dell'importante patrimonio artistico sul Grand Tour inglese in Sicilia.

Giardino di Palazzo Farnese a Caprarola
Palazzo Farnese


















Tra i luoghi più affascinanti del Lazio c’è Palazzo Farnese a Caprarola, in provincia di Viterbo. Commissionata dal cardinale Alessandro Farnese, la Villa fu progettata dall’architetto Jacopo Barozzi da Vignola. Già noto per la Villa Giulia di Roma, a lui si devono numerosi lavori. Come le splendide realizzazioni della facciata della Chiesa di Santa Maria dell’Orto nella capitale e la Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Il capolavoro di Caprarola è uno degli esempi più felici di dimora manierista. Dalla forma pentagonale, presenta infatti un cortile circolare centrale con porticati sovrapposti in cui era situata la cosiddetta bocca della verità. Si tratta di un foro atto a raccogliere l’acqua piovana. I lunghi lavori portarono alla realizzazione di una classica residenza rinascimentale. E in seguito diventò luogo di villeggiatura estiva della corte cardinalizia. Per isolare il palazzo il Vignola fece tagliare la collina con delle scalinate. In questo modo permise l’integrazione della costruzione con la natura. Alla villa sono stati dunque annessi i cosiddetti Orti farnesiani. Si tratta di un’organizzazione botanica di ordine tardo-rinascimentale realizzata con un sistema di terrazzamenti dietro la villa. L’architetto, forte degli studi in merito condotti in Francia, organizzò un sistema di ponti per collegarli alla residenza. I lavori per il giardino si conclusero solo nel 1630, grazie alla direzione di Girolamo Rainaldi. Gli assi prospettici dei due giardini segreti si dipartono dalle facciate nord-est e sudovest. E si concludono in due fontane: quella dei Satiri e quella della Venere che sorge dal mare. All’interno dei giardini si trova una piccola, graziosa costruzione dall’aria quieta. Fu scelta da Luigi Einaudi come luogo di villeggiatura estiva durante gli anni della Presidenza della Repubblica. Ambienti così belli sono stati d’altronde premiati dal mondo della cinematografia. E sono diventate scenografie per serie tv come I Medici e Masters of Florence. Non ci sono dubbi: è una dimora storica da visitare assolutamente!

Giardino Pallavicino a Stresa










La Villa è stata costruita nel 1855 per volontà di Ruggero Bonghi, amico di Manzoni e Rosmini. In seguito il nuovo proprietario, duca di Villambrosa, ha ampliato l'edificio e messo a dimora gruppi di alberi al tempo pressoché sconosciuti in Italia, quali Lyriodendron tulypifera e sequoie. Nel 1862 la proprietà è passata ai marchesi Pallavicino, che hanno arricchito il parco con serre e numerosi viali e abbellito la costruzione all'interno e all'esterno con decorazioni e conferendole l'attuale aspetto imponente. Il parco, che si trova in uno degli scenari più grandiosi del Lago Maggiore, si estende per circa 18 ettari.La vegetazione è formata principalmente da castagni secolari, alberi dei tulipani, faggi rossi, aceri in molte varietà, larici, querce, platani, magnolie e maestose sequoie. Un superbo cedro del Libano compete per grandiosità con la facciata della villa. È presente un'area “Fattoria” con docili caprette tibetane, caprette saltasasso, pecore, lama e daini che vivono liberi, cercando il contatto con i piccoli visitatori. Da luglio 2017 il Parco Pallavicino è entrato a far parte del circuito Terre Borromeo insieme a Isola Bella, Isola Madre, Rocca di Angera e Parco del Mottarone.

Giardino Pallavicini di Pegli











Il Parco Pallavicini di Pegli, realizzato tra il 1840 e il 1846, su progetto dell'architetto Michele Canzio, per volere del marchese Ignazio Alessandro Pallavicini, rappresenta un'eccellenza nell'ambito del giardino storico romantico italiano ed europeo. Caratteristica unica di questo giardino che si sviluppa su 8 ettari di collina, è quella di essere strutturato su un racconto teatrale a sfumature esoterico-massoniche che rendono la visita una esperienza storico-culturale, paesaggistico-botanica ma anche meditativo-filosofica.
Il percorso di visita è articolato con scene caratterizzate da laghi, torrentelli, cascate, edifici da giardino, arredi, piante rare, la più antica collezione italiana di camelie, scorci visivi e ‘inganni scenografici' capaci di appropriarsi del panorama esterno e di dilatare quasi all'infinito i confini di questo luogo “magico”.

Parco della Landriana a Tor S. Lorenzo Ardea

 https://youtu.be/VMgHPD4hOng











Luogo romantico e di affascinanti sorprese lungo il litorale laziale, 40 km a sud di Roma, la Landriana si estende per oltre 10 ettari all'interno di una vasta tenuta, acquistata a fine anni Cinquanta dalla famiglia che ne è tuttora proprietaria. I giardini, disegnati da Russell Page, sono stati ampliati e modificati con nuove collezioni di piante, tra cui eriche, ortensie, rose antiche e camelie, per soddisfare l'appassionata curiosità botanica e il senso estetico della sua fautrice, Lavinia Taverna. Il giardino è suddiviso in 30 “stanze”. Le rose ricorrono nella valle delle rose antiche, dove crescono in aiuole orlate di lavanda, timo e garofani, in un viale di Rosa mutabilis, in un altro di rose “Bonica”, sui muri di una vecchia costruzione di campagna rivestiti di Rosa banksiae. I colori pastello, l'evanescenza del viale bianco e quella argentea del giardino degli ulivi, i tono su tono dei fiori del prato blu, provocano nel visitatore un senso di pace e di appagamento straordinari. Larga parte della Landriana ha vinto la scommessa di ridefinire in chiave contemporanea e mediterranea il giardino paesaggistico all'inglese, mentre alcune “stanze” riprendono il tema austero del giardino formale all'italiana, come nel giardino degli aranci, in cui il rigoroso disegno geometrico sposa le forme perfettamente regolari, a palla, degli alberetti di arancio e delle sfere di bosso ai loro piedi. In ogni momento dell'anno sono previste fioriture: narcisi, tulipani, ciliegi ornamentali, magnolie, rose in primavera; plumbago, dature, passiflore e ibischi in estate; camelie in autunno. Da molti anni in aprile e ottobre i giardini rinnovano l'ospitalità a una delle più importanti mostre di giardinaggio italiane.

Parco della Mortella a Forìo d'Ischia

 https://youtu.be/rH-UNSF4ysc











Forìo d'Ischia, il più grande tra i sei comuni dell'Isola d'Ischia, si estende tra il promontorio di Punta Caruso (località Zaro) e Punta Imperatore, ed è l'unico ad aver mantenuto intatto il suo centro storico con i vicoli, le chiese, le torri di avvistamento e i monumenti. Passeggiare tra i vicoli del ridente centro cittadino animato da piccole botteghe artigiane e ristoranti in cui assaporare la deliziosa cucina partenopea, è un vero piacere. Per chi volesse soggiornare diverse sono le soluzioni proposte: si va dagli hotel di lusso al semplice B&B a conduzione familiare più intimo e raccolto.
Forìo d'Ischia oggi è rinomata meta turistica per i bagni termali e per i Giardini della Mortella nati per amore e per passione di Lady Walton. La visita a questo incantevole scrigno botanico richiede almeno due ore. Alla biglietteria riceverete una preziosa mappa del luogo con l'indicazione delle attrazioni da non perdere tra le quali figura la Roccia di Sir Walton che ne custodisce le sue ceneri. Si tratta di una roccia piramidale che sorge nel punto più suggestivo dal quale si ha una vista mozzafiato sulle acque che lambiscono l'isola e una panoramica sull'intero giardino. Proseguendo da questo punto s'incontra lo splendido Giardino Mediterraneo che culmina nel Ninfeo, magico luogo nato in ricordo di Susana Walton, le cui ceneri riposano in una nicchia vicino alla statua di Afrodite. È lei il genius loci, l'anima che alberga e vive in questo giardino e che lo rende così unico e speciale. Passeggiando ancora alle spalle della Roccia di Sir Walton si erge il Tempio del Sole che domina la scarpata e dal quale s'intravede la figura minacciosa di un alligatore che vi spingerà a risalire la collina fino a raggiungere la mirabile Cascata del Coccodrillo, che in estate è pervasa dai colori e dai profumi degli Agapantus. Nello stagno, che raccoglie l'acqua della cascata, trova invece dimora la Ninfea blu tropicale del Nilo, sacra ai faraoni, che credevano fosse la rappresentazione del sole.
Nell'angolo più nascosto e in prossimità con la punta più elevata del Monte Zaro, si trova il giardino orientale, con un padiglione thailandese e uno stagno con piante di loto. Qui potrete raccogliervi in meditazione avvolti da una fitta vegetazione caratterizzata anche, ma non solo, da Aceri giapponesi e Rhododendron tropicali. Lecci e rose cinesi fanno da quinta vegetale al Teatro Greco, utilizzato nei mesi caldi per la florida stagione concertistica del giardino.

Parco di Vignanello a Viterbo









Nel Viterbese, che vanta la più alta concentrazione mondiale di giardini storici, il giardino all'italiana ha raggiunto la sua massima espressione e Vignanello rappresenta l'esempio forse più elegante, più sofisticato e più celebrato in tutto il mondo. La proprietà si è formata attorno ad una rocca dei frati benedettini costruita nell'anno 853, quando questo territorio apparteneva allo Stato Pontificio. La prima feudataria fu Beatrice Farnese nel 1531. Cinque anni dopo, alla sua morte, papa Paolo III Farnese confermò la discendenza alla figlia Ortensia, sposata a Sforza Marescotti. La costruzione subì una trasformazione secondo gli schemi architettonici ghibellini, su disegno del Sangallo. Il castello così come lo si vede oggi fu voluto nel 1610 dalla moglie di Marc'Antonio Marescotti, Ottavia Orsini, figlia del creatore del suggestivo giardino di Bomarzo, che ha lasciato traccia indelebile del suo amore per questo luogo: le proprie iniziali e quelle dei suoi due figli Sforza e Galeazzo, permettendo così la certa datazione della nascita del giardino. Nel 1704 il castello prese il nome Ruspoli, con l'obbligo di tramandare il nome e oggi è ancora residenza estiva dei discendenti della stessa famiglia. Il giardino annesso ospita uno dei più acclamati parterre del Seicento; il grande spazio pianeggiante e rettangolare è attraversato in lunghezza e larghezza da quattro viali, che definiscono dodici parterre di bosso allineati e squadrati che racchiudono al centro una grande vasca recinta da quattro arcate di balaustre. Queste “sculture vegetali”, in origine di salvia e rosmarino, conferiscono al luogo la nitidezza di un disegno geometrico astratto. Nonostante i cambiamenti di stile, soprattutto a fine Settecento con la moda delle broderies francesi, il giardino si è mantenuto miracolosamente intatto.

Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno










Il Palazzo Arese Borromeo, edificato a metà del XVII secolo per volere di Giulio Arese e portato a compimento grazie a Bartolomeo III e ai suoi successori, deve essere letto all'interno di un più complesso progetto urbanistico, teso a dare il massimo risalto alla nobile dimora all'interno del borgo di Cesano. La palazzina tardo-barocca dialoga tuttora con il contesto paesaggistico di cui è parte, grazie all'affaccio sulla scenografica piazza a esedra, ma soprattutto attraverso la caratteristica loggia alla “genovese”, elemento caratterizzante di questa residenza. Di fronte a essa si sviluppa il vasto giardino all'italiana, con aiuole a parterre contornate da siepi di bosso potate formalmente, per sottolineare la prospettiva centrale e lo schematismo compositivo dell'insieme architettonico e paesaggistico. L'aspetto attuale del giardino, esteso su una superficie di circa 9 ettari, è l'esito di accurati interventi di restauro promossi negli ultimi decenni dall'ente pubblico proprietario. L'arredo architettonico di epoca barocca è stato quasi interamente mantenuto, a partire dalle sculture in arenaria di soggetto mitologico o allegorico, attraverso l'Uccelliera e il Tempietto del Fauno, con la sottostante ghiacciaia, fino all'apparato decorativo del Ninfeo, ricavato nell'ala settentrionale della residenza come luogo di contemplazione, elemento di raccordo tra quest'ultima e il paesaggio circostante. Al termine del cannocchiale prospettico, enfatizzato dal viale di carpini, si può ammirare l'esedra con la scenografica fontana a gradoni, originariamente alimentata dalla Roggia Borromeo che incanalava l'acqua della Valsorda fino ai giochi d'acqua del giardino. Oltre il limite dell'impianto formale si accede al “lago ovale'', dove l'itinerario prosegue nel giardino all'inglese, con un migliaio di esemplari arborei, tra cui si segnalano numerose piante secolari.

Terme di Stigliano









Sono le acque le regine di Stigliano: le nove diverse sorgenti e i due fiumi che lo attraversano ne fanno un luogo irripetibile. Termali e curative, queste acque possono vantare una storia millenaria. Dopo gli Etruschi, i primi affascinati dall'incanto del luogo furono i Romani, che elessero Stigliano a residenza termale. Alcune testimonianze delle Termae Stygianae si possono ancora ammirare nel parco, come le rovine delle terme romane, ampliate dall'imperatore Tiberio, e la strada consolare. Già nel Settecento il principe Altieri restituì alle aquae stygianae il loro antico ruolo d'eccellenza. Riaprendo le terme al pubblico ed edificando in prossimità delle sorgenti un albergo e una chiesetta, diede vita a un piccolo borgo. E oggi, dopo un secolo di abbandono, le Terme imperiali, l'albergo, il borgo settecentesco e il parco hanno riacquistato il loro antico splendore e rappresentano un punto di incontro tra bellezza naturale e costruita. La presenza delle acque termali che scorrono in profondità ha reso la flora di Stigliano straordinariamente esuberante. L'eccezionale microclima arricchisce la flora tipica del Lazio di specie endemiche, esclusive del parco, che esibiscono fioriture diverse in ogni stagione. Il parco di venti ettari, completamente restaurato dalla marchesa Umberta Patrizi Montoro, si snoda lungo un itinerario magico tracciato dai percorsi dell'onnipresente acqua. Aceri, querce centenarie, lecci, roveri, noccioli, tamerici e bambù giganti si associano alla predominante distesa di pini romani in geometria onirica. Nel sofisticato gioco di profumi e colori di questo spazio anche la fauna del parco presenta una straordinaria diversificazione: aironi, falchi, civette, istrici, tassi, volpi, donnole e faine ne sono ospiti assidui.

Villa d'Este a Cernobbio









Situata sulle rive del Lago di Como, uno dei più romantici al mondo, Villa d'Este è circondata da un meraviglioso parco privato di dieci ettari. Costruita nel 1568 come residenza estiva del Cardinale Tolomeo Gallio su progetto dell'architetto Pellegrino Pellegrini, detto il Tibaldi, la Villa è rimasta proprietà della famiglia per oltre due secoli. Negli anni a seguire ha visto il succedersi di diversi proprietari illustri sino al 1873, anno in cui è stata trasformata in Hotel di lusso, divenendo meta prediletta della grande aristocrazia europea e tappa immancabile del Grand Tour.
Oggi Villa d'Este più che un Hotel è una destinazione, luogo di charme celebrato in tutto il mondo. Le 152 camere, divise tra l'Edificio del Cardinale e il Padiglione della Regina, sono una diversa dall'altra ma tutte arredate con mobili d'epoca dall'inconfondibile gusto rinascimentale e dotate di ogni moderno comfort. Le quattro ville private, situate all'interno del parco di Villa d'Este, offrono tutti i servizi dell'albergo uniti alla privacy ed esclusività di una casa privata. Dal 1913 il parco e la Villa sono classificati Monumento Nazionale.
Il celebre ninfeo è decorato a mosaico con ciottoli policromi ed ha la grandiosità scenografica del barocco romano: fa da ingresso e da base alla doppia catena d'acqua che percorre la prospettiva fino alla statua di Ercole e Lica. Nel 1815 la Principessa Carolina di Brunswick, al tempo proprietaria della Villa, aggiunse al parco elementi tipici dei giardini all'inglese: piccoli sentieri, vialetti, ponticelli e il neoclassico Tempietto di Telemaco.
Intervento paesaggistico importante è stato quello della contessa Peluso, che fece realizzare nella zona alta, ad est del viale di cipressi, un complesso di mura e finti fortilizi, tutt'ora esistenti.
I comparti del giardino inferiore sono costituiti da vasti prati delimitati da bossi scolpiti a palla, mentre nei pressi del Padiglione della Regina e del Mosaico prosperano abeti rossi, magnolie, cipressi e dei platani monumentali. Il viale che accompagna la catena d'acqua è fiancheggiato da cipressi secolari, allori topiati e magnolie.
Nel 2004 è stato inaugurato il “Giardino dello Chef”, sul tema dell'antico “jardin potager”. Situato sulla salita panoramica tra il Viale dell'Ercole e il Tempietto di Telemaco, l'orto botanico è il regno dello Chef, che sceglie ogni giorno le erbe aromatiche e le verdure fresche per le sue deliziose ricette. Gli ospiti dell'Hotel che partecipano alle sue lezioni di cucina hanno il privilegio di accompagnarlo.
Nell'inverno 2017 sono stati piantumati nuovi platani nell'area dove un tempo sorgeva il grande e storico platano.

Villa della Pergola ad Alassio

 https://youtu.be/1-n6VTgKsng













Ad Alassio, Villa della Pergola e il Villino, immersi in un lussureggiante giardino di 22.000 metri quadrati, che armonizza la vegetazione mediterranea con svariate tipologie di piante rare e suggestiva flora esotica, vantano una storia unica, strettamente legata a quella della comunità inglese che aveva eletto, tra il 1800 e il 1900, quest'angolo della Riviera tra le sue mete preferite di villeggiatura invernale. Nel 1904 proprio Alassio ispirò Edward Elgar per la sua composizione sinfonica “In the South (Alassio)”.  Il parco di Villa della Pergola fu realizzato dal generale scozzese William Montagu Scott Mc Murdo nel 1875 e passato, ai primi del '900, al cugino di Virginia Woolf, il baronetto Sir Walter Hamilton Darlrymple e venne definito “…una delle meraviglie della Riviera, degno rivale dei Giardini della Mortola” da William Scott nella sua guida storico-artistica intitolata “The Riviera” (1908). Il parco ricevette un grande impulso dal 1922, quando la proprietà passò proprio a Daniel Hanbury, secondogenito di Thomas, proprietario dei celeberrimi Giardini Hanbury della Mortola di Ventimiglia. Dopo un periodo di abbandono e degrado, il parco è stato salvato da una speculazione edilizia e sottoposto ad un attento restauro realizzato dall'architetto paesaggista Paolo Pejrone. I visitatori potranno passeggiare tra pini marittimi, cipressi, cedri del Libano, lecci e le varietà di agrumi sapientemente messi a dimora vicino a Jacarande, araucarie, banani, palme, dicksonie, etc. provenienti da ogni latitudine. Centinaia di varietà diverse formano la straordinaria collezione di agapanti, unica per numero e qualità. Romantiche pergole di glicini - oltre 32 varietà - e di rose banksiae uniscono i diversi livelli del parco, dove si possono ammirare delicate nifeee e la collezione di fiori di loto che crescono rigogliosi nei laghetti e nelle fontane che circondano le Ville. Nel 2016 un'altra novità: a Villa della Pergola è nato il NOVE, ristorante condotto dal pluripremiato chef Giorgio Servetto, che propone una cucina autentica del territorio ligure rivisitata in chiave moderna e che attinge direttamente dai Giardini di Villa della Pergola le erbe aromatiche, i fiori eduli e gli agrumi utilizzati nei menu proposti.

Villa Grock ad Imperia











Villa Grock è un piccolo “gioiello” sulle colline Imperiesi, abitata, negli anni 1930-1960, dal celebre clown Adrien Wettach, in arte ”Grock”. Per la costruzione della villa, l'artista scelse l'ingegnere Armando Brignole, ma fu su ispirazione dello stesso Grock che il complesso assunse le sue forme bizzarre ed eclettiche fino a trasformarsi in un vero e proprio “Circo di Pietra”.
In parte conservata, la flora dell'affascinante parco - che era stato dotato di installazioni idrauliche all'avanguardia - consisteva in cedri del Libano, abeti, cycas, magnolie, palme, olivi e fiori a profusione. Ancor oggi, esso si presenta dominato da una elegante Peschiera al centro della quale si trova un'''isoletta'' raggiungibile tramite un ponticello sorretto da un arco a sesto ribassato sul quale poggia un tempietto dal sapore esotico con colonne a fuso che in qualche modo ci trasportano in una dimensione favolistico-clownesca.
Spesso l'effigie stessa di Grock ''spunta'' con bonomia ironica dall'architettura, sorprendendo il visitatore.
Appena si varca il grande cancello principale ci si trova immersi in un'atmosfera da mondo delle meraviglie, abbracciati da un'esplosione di elementi architettonici originali ed imponenti. È quasi impossibile non restare col fiato sospeso come se lo stesso Grock venisse incontro ai visitatori presentando, l'uno dopo l'altro, i suoi ''numeri'' di acrobazia.
Dopo un lungo periodo di degrado Villa Grock, nel 2002, è stata acquistata dalla Provincia di Imperia e restituita al suo antico splendore. Il recupero degli spazi, nel pieno rispetto delle caratteristiche originarie, ne ha rivelato nuovamente la raffinata ricchezza.

Villa Ottolenghi ad Acqui Terme

https://youtu.be/yYdn5Wfj_rs








Nei pressi di Acqui Terme, disegnato sul morbido profilo delle colline del Monferrato, tra vigneti e boschi, è stato costruito dal 1955 uno dei più straordinari giardini moderni visitabili oggi in Italia, creato da Pietro Porcinai attorno ad una villa, opera di Marcello Piacentini ed altri architetti razionalisti. Articolato attorno ai due corpi di fabbrica della villa e degli studi degli artisti, il progetto di Porcinai riesce a collegare un sistema di spazi che si presentava frammentato. Dal lato della casa degli artisti l'enorme prato movimentato da una ondulata duna viene racchiuso da un giardino roccioso verso l'ingresso dallo splendido disegno a fiore, mentre lungo il pergolato una lunghissima aiuola di fioriture, conduce lo sguardo verso la metafisica quinta ad archi della casa degli artisti. Nella villa il progetto del giardino integra la maglia quadrata del cortile con una più larga maglia reticolare del grande giardino terrazza aperto con una sinuosa balaustra sul panorama di Acqui Terme. I quadrati del reticolo si riempiono di prato, di fiori e di rose creando una armoniosa scacchiera, mentre i più piccoli quadrati del cortile alternano elementi vegetali a disegni in ciottoli che riprendono il tema delle vigne circostanti, ricordandoci che Villa Ottolenghi è stato ed è anche un luogo di produzione di eccellenti vini.