Caffè Murena Suite a Genova C’era una volta, a Genova, il Bar Mario. Inizia così, più di 30 ani fa, la storia della famiglia Murena – i fratelli Fabrizio e Cristiano e la Signora Franca – e di un lavoro basato sulla qualità e sulla cultura del servizio. Certo, il tempo è passato; oggi papà Mario non c’è più e il vecchio bar ha cambiato da tempo gestione (ma ha mantenuto l’insegna, a testimonianza di quanto fosse amato il patron originario) quando 25 anni fa l’attività si spostò nel locale attuale. A dicembre di cinque anni fa, il grande passo: il Murena Suite ha cambiato veste, ampliando gli spazi e virando su un design minimalista, giocato sulla linearità delle forme in stile giapponese e sulla fusione di materiali come il wengé, l’acciaio e il cristallo. A completare il tutto, il grande ulivo che scende dal piano superiore (dove c’è anche una piacevole e molto apprezzata zona aperta per i fumatori incalliti) affacciato sull’interno del cortile del palazzo che ospita il bar, creando una sorta di giardino Zen. “E’ sicuramente un locale di grande impatto e molto nuovo per Genova – racconta Cristiano, che si occupa soprattutto della cucina, insieme alla mamma, e del negozio di cioccolato, mentre Fabrizio cura la caffetteria e la proposta enologica – abbiamo osato un bel po’: i Genovesi sono molto legati alla tradizione. Ma la qualità dell’offerta è rimasta assolutamente intatta e il locale è piaciuto molto, soprattutto ai giovani ma anche alla clientela storica. Dislocato su più livelli, il locale riesce a utilizzare al meglio gli spazi in base all’offerta davvero varia: c’è il bancone della caffetteria, dove ordinare eccellenti espressi e cappucci da consumare al volo o da abbinare magari ai divertenti biscotti di produzione propria con golose aggiunte di cioccolato, o alle praline di cioccolato artigianale; i tavolini a cui sedersi per consumare con calma cioccolate calde o tè di pregiate selezioni, serviti con tutti i crismi in un vero e proprio “rito” (al tavolo, insieme a tazze e teiere arriva anche la piccola clessidra per calcolare il tempo esatto di infusione) magari accompagnandoli ai prodotti di grandi nomi della pasticceria e dell’arte cioccolatiera artigianale, come Luca Mannori e la sua mitica Setteveli. Lo spazio ricavato nel piccolo negozio a fianco ora ospita la bella bottega dedicata al cioccolato, dove si possono acquistare praline, cru, confetture biologiche, torroni e diverse specialità delle migliori etichette dolciarie e cioccolatiere d’Italia e non solo. All’ora dell’aperitivo, con vini in mescita e stuzzichini, il bar si affolla di giovani e i ritmi si fanno frenetici, ma nella lunga giornata del Murena Suite, il momento clou è senz’altro quello del pranzo, quando - oltre alle curate proposte della tavola fredda per chi va di fretta, ma non vuole rinunciare ai tramezzini fatti a regola d’arte o a quei piccoli capolavori di semplicità della tradizione genovese come la focaccia ripiena o la torta Antica Genova, con le bietole e la prescinseua – dalla cucina escono veri e propri piatti secondo stagione, dal minestrone antico alle crespelle al pesto: quando si dice tradizione e modernità! La chiave del successo, in questo caso, sta proprio nel saper valorizzare il “patrimonio di famiglia”, fatto di una lunga esperienza e una dedizione completa ma anche di un bel rapporto con i collaboratori senza avere mai il timore di innovare e migliorare. Così ad esempio, prosegue Cristiano: “Abbiamo introdotto centrifughe, frullati e smoothies (colorate e salutari bevande a base di frutta, verdure e ghiaccio, ndr) con prodotti naturali. Per l’aperitivo, invece, abbiamo deciso di abolire le classiche decorazioni con la frutta infilata nel bordo del bicchiere, che nessuno consuma e di servire la frutta fresca nel piattino: così viene apprezzata di più ed è qualcosa di diverso, di nuovo. Piccoli dettagli che fanno la differenza.
Pasticceria Douce a Genova
Douce, Genova, è un locale che propone pasticceria, caffetteria, cibo, vino, birra e cocktail. Douce cioé con cura nella scelta degli ingredienti, nella loro combinazione, nella presentazione e tanta attenzione nell’accoglienza del cliente. Douce Pâtisserie Cafè è un gruppo che riunisce amici e collaboratori, dove nessuno è indispensabile ma tutti necessari. Lo staff operativo è composto da un Maître pâtissier e dai suoi collaboratori, a cui si affiancano i barman, i cuochi e il personale di sala. Per l’arredo, i particolari, le iniziative diverse e la comunicazione in generale lavorano anche architetti, grafici e addetti al web. Douce è un luogo accogliente per gli amanti della pasticceria, della cucina raffinata e dei cocktail di qualità, della buona conversazione, degli incontri interessanti o, alla francese, della vita douce: confortevole, rilassata e intrigante. Anche salutare, però: la ricerca sugli ingredienti privilegia una ricchezza di gusti e una complessità di abbinamenti evitando l’eccesso di zucchero o glucosio e grasso animale ottenendo dolci più leggeri, ma non per questo meno gustosi. La pasticceria non è fatta solo da torte di compleanno o vassoi di paste da portare ai pranzi in famiglia. Esistono i dolci al piatto, quelli al cucchiaio, i mignon da tè, le monoporzioni, i macaron, la confetteria, e molto altro ancora. Esistono dolci da aperitivo, dolci da passeggio, dolci in grado di sostituire degnamente un pranzo o una cena. Sapori e forme nuove, quindi, che si adattano ai momenti della giornata.
Pasticceria Marescotti a Genova
La Pasticceria Liquoreria Marescotti di Genova è un locale della seconda metà del '700 che ha conservato intatti ambienti, arredi stile Carlo X in acero e palissandro e pavimento in marmo su disegno di Peter Paul Rubens. Acquisita e restaurata dalla famiglia Cavo, produttrice da cinque generazioni degli storici Amaretti di Voltaggio, marchio registrato dal 1931, è la splendida espressione della ricca Superba (questo il soprannome dato a Genova) e delle sue botteghe del Sette-Ottocento. Situata nella parte nobile degli antichi vicoli, a un passo dall’attracco dei piroscafi, era la meta preferita dei viaggiatori e fu visitata anche da Stendhal, che gradiva molto il suo liquore di marasche.
Pasticceria Romanengo a Genova
La confetteria Romanengo di piazza Soziglia a Genova, fra le più antiche (1780) e famose d’Italia, per la finezza della sua attività, con un carnet invidiabile di personaggi illustri che hanno firmato gli acquisti dal 1780. Confetti, caramelle, cioccolatini, provengono da antiche ricette segrete e gelosamente conservate in cassaforte. All'interno, un piccolo museo delle confezioni allieta la vista, e fanno bella mostra canditi, pralines, petit-four, paste al frutto e meringhe. Azienda vitivinicola Durin ad Ortovero
Durin di Ortovero produce olio extravergine e vini tipici DOC e IGT seguendo la filiera completa dalla terra alla tavola.
L’azienda, oggi di proprietà di Antonio Basso, deve il suo nome al fondatore, nonno Isidoro Basso, soprannominato scherzosamente in gergo dialettale “Durin” (un diminutivo ironico perché nella realtà era di statura gigantesca). Nei 17 ettari di vigneti di proprietà, nelle colline della bassa Valle Arroscia e nel Finalese, si coltivano le varietà a bacca bianca e rossa tipiche di questo angolo di Liguria.
Alla fine degli anni ‘70 l’azienda dà inizio alla sua metamorfosi con grossi investimenti in strutture e macchinari che consentano di esaltare al massimo le caratteristiche organolettiche dei prodotti.
Negli anni ‘90, inizia il recupero dei vitigni autoctoni e delle vecchie tradizioni, perseguendo un lavoro di selezione qualitativa nel vigneto unitamente ad un’attenta e scrupolosa lavorazione in cantina.
Principe tra i vini è il Pigato di cui Ortovero e l’albenganese rappresentano il cuore della produzione, che può essere degustato in tutte le sue sfumature, anche in vendemmia tardiva e da uve passite. Vermentino e Lumassina chiudono il quadro dei bianchi.
Per quanto concerne i rossi, accanto ai più noti Rossese ed Ormeasco (anche in versione superiore, sciac-trà e passito) vi sono prodotti di nicchia quali Granaccia ed Alicante, prodotti in vecchi vigneti e da vitigni autoctoni quasi dimenticati fino a qualche tempo fa.
Recentemente l'Azienda Agricola Durin ha raggiunto la finale per i tre bicchieri nella Guida di Slow Food Gambero Rosso con ben due vini: il Vermentino D.O.C. Riviera Ligure di Ponente 2007 ed “I Matti” 2006, un uvaggio di Granaccia, Dolcetto e Barbera i cui proventi vengono devoluti all'associazione per la lotta contro il neuroblastoma presso l'ospedale Gaslini di Genova.
Oggi la filosofia d’impresa è volta ad armonizzare la tipicità, la valorizzazione del territorio e la profonda cultura vitivinicola della nostra comunità, con la voglia di crescere e di rendersi adeguati ai tempi ed alle richieste sempre più selettive del mercato creando un prodotto finale di altissima qualità.
INTERVISTA A DURIN
Incontro Madama Laura, vinicultrice per amore, avendo sposato Antonio “Durin III” Basso, in una giornata “campale” per l’azienda, quella di un controllo da parte dei funzionari della Regione Liguria della regolarità della messa a dimora di 4 ha di nuovi impianti.
Tutto a posto?
Sì. Ma è stata dura, una corsa contro il tempo. La Liguria non è come il Piemonte, qui ci sono le fasce, le difficoltà si moltiplicano. Già, perché per impiantare nuove viti la trafila è lunga: bando europeo di diritto di impianto, acquisto delle aree, taglio del bosco, progetto delle fasce, sportello unico, provincia, comunità montana, ecc. 4 ha di nuovo impianto in 3 anni scadenza 31/7/2009, un miracolo esserci riusciti.
Dicono che in Liguria rispetto, ad esempio, al Piemonte, i produttori di vino si diano poco da fare a promuovere i loro prodotti perché, essendo la loro produzione limitata, non resta loro nulla di invenduto. E’ vero?
Mi permetta, ma le hanno contato proprio quella dell’uva. C’è crisi nel settore, c’è dell’invenduto. Da un lato aumentano i piccoli produttori che investono in nicchie di mercato molto esclusive, dall’altro c’è una concorrenza forte per chi si inserisce in un segmento di mercato medio-alto come il nostro. Per vendere bisogna darsi molto da fare, specialmente nell’export.
E’ anche per questo che è nata Riviera Specialties?
Certo, l’unione fa la forza. Che detto da un ligure… Esportare è difficile, senza adeguati sostegni regionali. Se penso a Vinitaly, il più grande salone del vino italiano. Lo stand della Valle d’Aosta, una regione dove il vino lo fanno quattro gatti, era enorme. Quello della Liguria che di aziende ne conta più di 70 era un buco piccolissimo dove le bottiglie erano stipate peggio che al supermarket. Siamo costretti a partecipare alle fiere internazionali autofinanziandoci: ad esempio Proweine a Dusseldorf.
Il mercato estero ha buone rese?
Ottime. Ad esempio in Giapppone i nostri passiti sono apprezzatissimi, in Borgogna, che è la patria del vino, il nostro pigato fa furore, l’ormeasco è apprezzato in California, la granaccia a New York, e poi ci sono il Canada, l’Irlanda, la Gran Bretagna, la Norvegia, la Polonia, la Ceca,… Ma ci vuole un supporto. Pensi che quando negli anni ’90 esisteva il marchio Ine che richiedeva regole severissime per per l’export negli Usa, per ottenerlo abbiamo dovuto chiedere aiuto alla Camera di Commercio di Cuneo. Qui non ne sapeva niente nessuno. Siamo stai i primi in provincia ad averlo.
Cosa fa il successo di un vino per l’export?
Fiere internazionali con eventi professionali di degustazione. Solo questo permette di fare appassionare ad un vino e a stilare contratti con gli importatori. Ed allora la nave va. I nostri vini partono dal porto di Livorno. 60 giorni e poi bisogna farlo riposare. Il vino è anche pazienza.
E le guide del settore?
C’è guida e guida. Quelle serie mandano gli incaricati ad assaggiare direttamente il vino dalle vasche. Altre ci chiedono di mandare i campioni. Ma chi controlla se il produttore ci ha messo il vino della sua vasca oppure un altro di qualità superiore?
E le fiere del gusto nostrane?
Sono ancora troppo piccole. Penso al Salone di Finale, ottima location, ma la dimensione è minima, mancano i parcheggi. Una sede più adatta sarebbe Albenga visto che il grosso della produzione è lì. Quello che manca comunque è un grosso appuntamento di portata internazionale, a Genova per esempio.
Qui da voi c’è Sagralea, come funziona?
E’ una bella sagra, ma il vino merita di più. Non si possono usare bicchieri di plastica. E poi il profumo dominante è quello delle fritture di totani.
E il biologico è praticabile?
Da noi no. Con appezzamenti piccoli come i nostri, tutti possono risentire dei trattamenti delle altre colture vicine. Pensi alle difficoltà avute a giugno per gestire l’oidio. Come ci si può illudere di fare il biologico? Diventa una scelta dettata da un preconcetto ideologico, non una reale pratica agricola. Forse in vasti appezzamento può diventare realtà.
I prossimi giorni quali sono i suoi impegni?
Sa cos’è una vendemmia?
Touché.
Bar Articioc a Savona
Se c’è una cosa che non ho mai capito è perché, quando si parla di una brutta figura fatta o di un guaio combinato, si usino le locuzioni “abbiamo fatto una figura da cioccolatai” oppure “abbiamo fatto un bel pasticcio”. Ora se ci sono delle figure professionali che fanno della pulizia, dell’ordine, del rigore matematico, della precisione geometrica, della qualità eccelsa delle materie prime, del culto del bello e del buono, un loro preciso statuto esistenziale sono proprio i pasticcieri ed i cioccolatai.
Oggi spezzerò in loro favore non una lancia ma… una pralina farcita con ganache.
Ma siccome il vostro cronista del gusto prima di parlare si documenta assai, ecco la cronaca di un breve corso di cioccolateria a cui ho partecipato nella premiata ditta savonese Articioc di via Aonzo a Savona allievo del maestro cioccolatiere Leonardo Gramegna.
Per chi ama la storia, fu Herman Cortes nel 1519 ad importare il cacao amaro, dal Messico dei Maya e degli Aztechi in Spagna, ma furono i monaci missionari a modificarne la ricetta, combinandolo con lo zucchero e trasformandolo in un fondamentale ingrediente della pasticceria.
Partendo dalla cabossa si estraggono le fave di cacao che, spremute, permettono di ottenere la parte grassa (il burro di cacao), fermentate, essiccate e macinate, danno la parte del cacao in polvere. Mescolando cacao, burro di cacao e zucchero si ottiene il cioccolato. Se si aggiunge latte in polvere si otterrà il cioccolato al latte. Viceversa se mescoliamo latte in polvere e zucchero otteniamo un solido bianco che è chiamato impropriamente cioccolato bianco, anche se del cioccolato non ha niente, tantomeno il gusto (potenza del marketing e delle mamme un poco gnocche che lo danno ai figli pensando che sia più “sano”).
Per lavorare il cioccolato bisogna prima operare il temperaggio, vale a dire la stabilizzazione del burro di cacao presente nel cioccolato per mezzo di variazioni di temperatura e movimentazione tramite spatolatura su marmo. Per il cioccolato fondente la temperatura giusta di fusione è 53°, quella di spatolamento 28° e quella di utilizzo 31°.
Leonardo, che è anche il miglior contrabbassista jazz della provincia, opera lo spatolamento in tempo di terzinato. Con gli altri corsisti intoniamo allora Only you, sentendoci, sporchi in viso di cioccolato come siamo, i Platters del cacao savonese. Al termine del brano il temperaggio è terminato. Si riempiono le forme per la produzione dei corpi cavi, i gusci dei cioccolatini, che saranno collocati in frigo a solidificare. E’ quindi la volta della preparazione della ganache che servirà per il riempimento. Di ganache ve ne sono di infiniti tipi.
Vi faccio un regalo, vi do la ricetta della Nat - ganache, quella che ho creato io: 45% cioccolato fondente, 45% cioccolato al latte, 8% marmellata alla lavanda, 2% rhum. Vi svelo un altro segreto: la marmellata alla lavanda più buona che abbia mai assaggiato la produce Salomé Decerchi la patron dell’Azienda Agricola Cascina Roccaguercia che si trova in regione Cravarezza a Ponti (AL) cell.3498721806.
Con la ganache messa nel sac à poche si farciscono i corpi cavi e si sigillano con il fondo. Tutto ancora in frigo. Mezz’ora dopo arriva il momento della verità. Gli stampi si estraggono dal frigo e si rivoltano. Qualche piccolo colpetto e piovono i cioccolatini.
Se non dovessero piovere… beh avete sbagliato il temperaggio. Che figura da… cioccolatai mancati! Ricominciate da capo, sarete più fortunati.
Comunque c’è sempre Articioc che li vende.
Bar Balance a Savona
La risposta all'annosa domanda dove fanno i cocktail migliori della città di Savona? ha trovato finalmente una risposta. Dovete recarvi in darsena e qui avrete la risposta: senza dubbio al Café del Mar (Via Baglietto 30r 17100 Savona, mobile 3385402989 – 3385402989) in prossimità dei lavatoi storici, dove operano due fuoriclasse Barmen A.i.b.e.s. e Sommeliers A.i.s. Paolo Baccino e Tiziana Borreani. Potrete confrontarvi con tutti i classici e con molto, molto di più.
Bar Capatoast a Savona
Largo Ammiraglio Roni 6/8R, 17100 Savona Italia+39 019 948 2060
Ottimo pranzo dopo piacevole passeggiata al porto. Siamo stati oggi per pranzo io e la mia fidanzata. Personale gentile, posto pulito, toast super buoni e patatine buone. Bello il posto e facile da trovare davanti al ponte semovibile al porto. Torneremo di sicuro.
Bar Clipper a Savona
Se verso la Torretta di Savona (la Torre della Quarda) attraversate i portici (la nobile via Paleocapa), sul lato sinistro al n.32r incontrerete un locale di prodotti dolciari di alta gamma trasformato in caffè. Si tratta di Clipper, che adesso è diventato Tea Coffee & Fine Foods come recita l’insegna. A gestirlo due maestri del buon gusto: Giovanna Albezzano e Luca Simion. Mentre vi fate servire il caffé del vostro aroma preferito (io amo l’arabica pura), non potrete fare a meno di perdervi tra le scaffalature di legno prezioso. Scoprirete ogni tipo di cioccolato, caramelle, biscotti, tea, caffè, canditi, ecc. purché di alta qualità. Una volta che avrete “adottato” qualche prodotto, il “vostro” cioccolato preferito, il “vostro” tea soave, le “vostre” pasticche balsamiche e taumaturgiche, quelle che vi fanno riconciliare con la vita, bene vi converrà farvele annotare e prenotare le scorte per tempo. Potrete così avere prodotti sempre freschissimi. (Per controllare gli arrivi tel.019 811820).
Nessun commento:
Posta un commento