Tour in Piemonte e Valle d'Aosta: Arte, Natura e Tradizione

Durata consigliata: 14 giorni
Periodo ideale: da maggio a ottobre
Target: coppie, famiglie, appassionati di arte, natura e cultura
Itinerario Giornaliero
- Giorno 1-2 – Torino
Visita al centro storico (Piazza Castello, Mole Antonelliana), Museo Egizio (€15), Museo del Cinema (€11), Parco del Valentino. Cena in trattoria tipica (€25-30 a persona). - Giorno 3 – Reggia di Venaria Reale
Escursione giornaliera. Ingresso €20. Giardini, appartamenti storici, mostre temporanee. - Giorno 4 – Superga e Collina Torinese
Basilica di Superga (funicolare A/R €6), trekking collinare, degustazione vini Freisa e Barbera (€20). - Giorno 5-6 – Langhe e Roero
Alba, Barolo, La Morra. Tour enogastronomico con visita a cantine (€25-40), tartufi, borghi medievali. Pernottamento in agriturismo (€60-90). - Giorno 7 – Cuneo e Valle Gesso
Passeggiata nel centro storico, escursione nel Parco Naturale Alpi Marittime. Pranzo tipico (€20). - Giorno 8 – Lago Maggiore
Stresa, Isole Borromee (biglietto isole + battello €30), Villa Taranto. Relax e paesaggi. - Giorno 9 – Lago d’Orta
Orta San Giulio, escursione all’Isola di San Giulio (€5 traghetto), visita al Sacro Monte. - Giorno 10 – Biella e Oasi Zegna
Visita al borgo di Biella Piazzo, trekking panoramico tra le Alpi biellesi. Percorsi liberi e guidati (gratis o su donazione). - Giorno 11 – Ivrea e Castelli Canavesani
Visita alla città industriale UNESCO, Castello di Masino (FAI, ingresso €12), passeggiate fluviali. - Giorno 12-14 – Valle d’Aosta
Aosta romana, Forte di Bard (€10), castelli di Fenis e Issogne (ingressi €8 ciascuno), Parco del Gran Paradiso (escursioni guidate da €15). Assaggio della cucina valdostana (fontina, polenta, selvaggina).
Mete Imperdibili
- Museo Egizio di Torino
- Reggia di Venaria
- Colline del Barolo
- Isole Borromee
- Sacro Monte di Orta
- Castello di Fenis
- Parco Nazionale del Gran Paradiso
Consigli Utili
- Noleggio auto: indispensabile per muoversi tra colline e vallate (circa €40/giorno).
- Abbigliamento: comodo e a strati, scarpe da trekking per escursioni.
- Alloggi consigliati: agriturismi nelle Langhe, B&B a gestione familiare in Valle d'Aosta.
- Esperienze locali: partecipare a sagre (es. Fiera del Tartufo di Alba), visitare mercati contadini, fare picnic nei parchi alpini.
Budget Indicativo (per persona)
Voce | Prezzo Totale (14 giorni) |
---|---|
Alloggio (media €70/notte) | €980 |
Pasti (media €30/giorno) | €420 |
Ingressi musei/siti | €120 |
Noleggio auto + carburante | €350 |
Extra (souvenir, degustazioni) | €130 |
TOTALE | €2000 circa |
I prezzi sono indicativi e possono variare in base alla stagione e al tipo di esperienza scelta.
ALBERGHI
PIEMONTE E VALLE D’AOSTA
COGNE (AO)
BELLEVUE
L’Hotel Bellevue dal 1925, adagiato in cima al "prato" di Cogne, sulla via per il Parco del Gran Paradiso, è un'istituzione dell'ospitalità. Molto elegante, ha mantenuto intatti struttura, arredi e amore per le ricette tradizionali, con produzione propria di pane, marmellate, carni e pesci affumicati e ortaggi. Tra gli ospiti illustri, Alberto I del Belgio, Maria Josè e Umberto di Savoia, Don Jaime de Borbon, Alberto di Monaco, Amedeo di Savoia, Carlo Rubbia, Palmiro Togliatti e Pietro Nenni.
COLLE DEL GRAN S. BERNARDO (AO)
ITALIA
Albergo Italia al Colle del Gran San Bernardo fondato nel 1933, a Saint-Rhemy-en-Bosses (AO), immerso in uno scenario straordinario, è simbolo dell'ospitalità alpina e unico albergo italiano sul Colle del Gran San Bernardo. Conserva le boiseries originali, le 16 romantiche camere e le ricette della tradizione che affascinarono Truman Capote, Liz Taylor e Richard Burton, il generale Montgomery, il maresciallo Graziani, Palmiro Togliatti e il Duca d'Aosta.
SERRALUNGA D'ALBA (CN)
BOSCARETO
Il Boscareto Resort & Spa, comfort, bellezza e tecnologia. 38 camere & suites, la seta alle pareti in 5 diverse tonalità di colore, gli arredi artigianali in acero tinto, le sale da bagno con doccia e vasca idromassaggio, i lavabi in cristallo.
All’orizzonte di ogni camera il panorama a largo campo visivo: fuga di colline intessute di vigneti. Su ogni colle un borgo con campanile, castello e torri.
Tanto spazio attorno e nelle camere, unito a comfort e a tecnologia d’avanguardia.
STRESA ((VCO)
AMINTA
Sulle rive del Lago Maggiore, Villa & Palazzo Aminta Stresa è il Resort di lusso dove rigenerare mente e corpo attraverso la scoperta di emozioni autentiche in uno dei luoghi più esclusivi al mondo. Passeggiate suggestive tra i lussureggianti giardini fioriti, gite avvincenti tra monti e laghi, cene romantiche a lume di candela nel raffinato Ristorante Calamondino e un'imperdibile esperienza dei sensi nella nuovissima ed elegante SPA.
ILE BORROMEES
Dal 1861 il Grand hotel Des Iles Borromées è un luogo fiabesco, creato da cinque fratelli patrioti allo scoccare del Regno d’Italia, era l’albergo della nobiltà europea. Nel 1870, Alessandra, granduchessa di tutte le Russie, con un diamante incise il suo nome sul vetro di una finestra. Nel 1884, si firmò qui il documento che portò a creare il traforo del Sempione. Durante la conferenza di Stresa del 1935, che cercò di frenare la Germania hitleriana, era l’albergo ufficiale delle delegazioni, capi di stato e ministri. Per l'Aga Khan, D'Annunzio, Rockefeller, Sacha Guitry era un paradiso. Hemingway lo ricorda nel suo “Addio alle armi”.
TORINO
SITEA
Dal 1925 il Grand Hotel Sitea è il lussuoso simbolo Liberty della più raffinata ospitalità torinese. Contribuì a far conoscere il jazz in Italia quando ospitò Louis Armstrong con la sua band nel 1937, per alcune session memorabili che fecero tuonare il "Minculpop" fascista e videro nascere i primi bagarini. Ha ospitato la Callas, Di Stefano, Gillespie, duchi, duchesse, ministri, presidenti, ecc.
ALBA
PASTICCERIA GOLOSI DI SALUTE
Luca Montersino, un vero e proprio mito nel mondo della pasticceria, attualmente il più famoso pastrystar italiano nel mondo.Luca Montersino è stato Executive Chef, direttore dal 2001 al 2004 presso l'Istituto Superiore Arti Culinarie Etoile, pasticcere, ricercatore di cucina e pasticceria salutistica, consulente di note aziende nel campo della pasticceria, food manager. Pur essendo piuttosto giovane Luca Montersino ha una grande esperienza professionale alle spalle. Oggi lo vediamo in televisione, (Peccati di Gola, La prova del cuoco), lo troviamo presso la sua pasticceria e laboratorio ad Alba, (Golosi di Salute), ha il suo locale presso Eataly, il più grande centro enogastronomico del mondo, a Torino, Luca Montersino X Eataly, e un altro a Tokyo. E' autore di diversi libri, e organizza corsi per Eataly. Luca Montersino vive per amore ad Alba, la città dove si è trasferito innamorandosene follemente. Ad Agosto 2010 ha aperto all'interno di Eataly a New York la sua pasticceria e gelateria, tutto all'insegna della completa artigianalità e italianità. La location è’infatti nella quinta strada all'incrocio con la Broadway. Mentre a giugno di quest'anno ha aperto un altro punto presso il più grande Eataly del mondo, quello romano, un vero e proprio parco dei divertimenti gastronomico!
Luca Montersino è l'unico pasticcere italiano che si occupa di pasticceria alternativa e salutistica. Luca Montersino ha le idee chiare in proposito: “Non sono i dolci i nemici della salute ma la qualità degli ingredienti e la scarsa attenzione per valori nutrizionali e calorici”. La sua pasticceria salutistica non significa dietetica o rivolta a persone con problemi di salute, ma principalmente destinata a chi vuole mangiare bene, leggero e naturale, o a chi soffre di intolleranze alimentari. “Penso che sia arrivato il momento di dire basta ad una alimentazione malsana! Visto che la pasticceria è fatta di pochi ingredienti perché non fare in modo che questi siano di eccellente qualità? Ne andrà a favore del prodotto finito e soprattutto della nostra salute, imminente e futura!". “Il mio intento è spiegare gli ingredienti da noi utilizzati in modo da comprenderne la bontà, spiegare il perché abbiamo scelto tutti questi no (perché no ai grassi idrogenati, perché no ai conservanti, perché no ai coloranti, perché no agli ingredienti “raffinati”), e far capire come tutto questo potrà solo che fare del bene a tutti noi.” Sarebbe limitativo definire “Golosi di Salute” soltanto una pasticceria o laboratorio. Gli obiettivi sono gli stessi, alleviare i tanti sacrifici che, chi è intollerante o allergico, è costretto a subire, e questo grazie al fatto che, la varietà di prodotti offerti da Golosi di salute”rappresenta oggi la migliore offerta del mercato in termini di qualità e di alternative.
AVIGLIANA
PASTICCERIA DALMASSO
Alessandro Dalmasso, figlio d'arte, cresce nell'ambiente professionale insieme al papà Giuseppe che ha fondato la prima pasticceria nel 1963 ad Almese. Partecipa a corsi molto prestigiosi organizzati dai più grandi pasticceri. Fa nascere la sua pasticceria nel 1996 ad Avigliana.
I lavori eseguiti in pasticceria sono vere e proprie opere d'arte, che nascono dalla creatività e dall'abilità del pasticcere con l'utilizzo dello zucchero o del cioccolato.
La pasticceria propone una grande varietà di dolci, partendo da quelli per la prima colazione; sono presenti, inoltre, numerose specialità da gustare durante la giornata come il cannolo siciliano. Non ci si può dimenticare del grande assortimento in fatto di cioccolato e di torte, ricordando la "Peccato di Gola", un dolce grazie al quale il pasticcere Alessandro ha vinto la medaglia d'argento alla Coppa del Mondo di Pasticceria a Lione nel 2011. Una curiosità: si possono trovare anche i kit torte per bambini, adatto per piccoli apprendisti pasticceri.
BIELLA
PASTICCERIA CANTERINO
La pasticceria di Mario Canterino è già da anni nell’olimpo dei bar italiani: dopo il titolo di «miglior bar» conquistato nel 2011, ha mantenuto un livello di eccellenza, soprattutto del caffè, ricevendo premi e menzioni, anche per la valorizzazione dei sapori e dei prodotti del territorio biellese.
L’attenzione degli esperti si è concentrata sulle delicatissime brioche di latte d’asina, usato nell’impasto ed unite ad una crema leggera e gustosa al latte d’asina, un prodotto che Mario Canterino ha messo a punto dopo un lavoro durato più di un anno, per fornire un prodotto più leggero, nutriente e buono allo stesso tempo. Il latte d’asina per questo è perfetto: è il più vicino al latte materno, facilmente digeribile e ideale per chi ha allergie o intolleranze, ma è anche molto energetico.
BRA
BAR CONVERSO
Il Bar pasticceria Converso con i suoi arredi originali e il suo stile, conserva quasi un secolo di "dolce vita braidese", di cultura e buon gusto, con illustri clienti come Umberto di Savoia. Creata da un'antica stirpe di pasticceri - i Converso - che portarono la loro arte fino al Waldorf Astoria di New York, intorno alle sue storiche raffinatezze, continua a riunire l'intelligenza della città. Ed è promotrice della riscoperta degli storici locali di Bra.
CHERASCO
PASTICCERIA BARBERO
Dal 1881 la Pasticcieria Barbero di Cherasco è sinonimo di classe.
Negli anni venti, Massimo Bontempellli, insegnante al Regio Ginnasio, consumava qui i suoi ozi letterari.
Il poeta Pastonchi vi sfogava la golosità.
Il conte Petitti di Roreto, "generale dei generali", vi esibì trionfalmente le insegne di liberatore e poi di governatore di Trieste.
Il principe Umberto di Savoia sostava qui prima degli appuntamenti galanti.
Tutta Liberty e originale, è la depositaria della più dolce tradizione di Cherasco.
CHIERI
PASTICCERIA AVIDANO
Situata nel centro storico della città di Chieri (Torino), la pasticceria di Marco Avidano, è dal 1996 un luogo di ritrovo per gli appassionati del cioccolato e non solo.
Segnalato dal “Gambero Rosso”, ormai da diversi anni, tra i migliori maestri cioccolatieri d’Europa e nel 2009 selezionato tra i dieci miglior produttori di gianduiotti, Marco Avidano sceglie di persona gli ingredienti di altissima qualità e li combina per ottenere sapori unici, di assoluta eccellenza.
Una passione che alimenta e mantiene viva partecipando ai corsi di aggiornamento presso le più prestigiose scuole francesi e belghe. Un' ”Eccellenza artigiana” – così viene definito Marco dal prestigioso “Il Golosario” di Paolo Massobrio – di cui ha voluto pregiarsi anche Eataly, che, dalla primavera del 2010, ha affidato ad Avidano l’incarico di tenere vere e proprie lezioni di alta pasticceria nella sede di Torino, e da quest’anno anche a Roma e Genova.
Nel 2006 in collaborazione con l’architetto Corrado Tibaldi, progetta e realizza “Radiosa” una tavoletta di cioccolato innovativa per forma ed aroma. Il concetto di tavoletta tradizionale è rinnovato a partire dalla forma circolare a raggiera fino alla concavità ondulata che contiene il logo Avidano.
Nel 2013 crea un nuovo tipo di lievitato, “Il Delizioso” utilizzando la farina di grano Enkir e le ciliegie del vicino paese di Pecetto Torinese, la farina macinata a pietra con prugne e cioccolato, oppure con arance candite italiane e marroni Piemonte.
Sempre utilizzando prodotti a Km 0, collaborando con i produttori locali, realizza Gelatine di frutta sia nei gusti tradizionali, sia abbinando la frutta alle spezie ed al cioccolato. Molto apprezzate le gelatine alla fragola e zanzero, oppure alla mela e cannella o pera e cardamomo.
Scopri i biscotti realizzati utilizzando le cosiddette “farine alternative”, Kamut, Farro, Enkir, Riso, Mais otto file, fiocchi di avena.
CHIVASSO
CAFFE' BONFANTE
Dal 1922 il Caffè pasticceria Bonfante di Chivasso è erede della ottocentesca pasticceria Piatti. Storico punto d’incontro della vita cittadina, è un gioiello liberty tutto originale, con marmi, specchi, banconi e boiserie in noce piemontese finemente lavorato. E’ il regno dei Nocciolini, Noasetti, dolcetti realizzati con nocciole Piemonte, zucchero e albume, e della confettura di pomodori.
CUNEO
CAFFE' RELAIS CUBA CHOCOLAT
Relais Cuba Chocolat Restaurant Café nasce dall'idea di ripensare i concetti di pasticceria, coffe house, cocktail bar e ristorante in un unico locale eclettico e versatile che, attraverso l'armonia di contaminazioni e la varietà degli spazi, sia un luogo di comune esperienza con un'offerta pensata per ogni ora del giorno e rinnovata lungo tutto l'anno. Una formula che è valsa al Relais Cuba il prestigioso Premio Innovazione 2010 del Gambero Rosso.
Design, arte e tecnologia per un locale senza tempo, elegante ed informale. Alfonso Maligno con creatività e stile italiano ha unito in un'unica avvolgente atmosfera linee architettoniche anni '30, geometrie Seventies, inserti contemporanei ed elementi della tradizione. Le opere di Elio Garis dedicate al cioccolato, fil rouge della produzione del Relais Cuba, si integrano nel design in un'arte da vivere e gustare. Dal progetto luci dimmerabili al recupero energetico: la tecnologia all'avanguardia è volta a garantire totale sostenibilità ed accessibilità.
Orario di Apertura dalle 07:00 alle 01:00 Aperitivo, Brunch Bar, Ristorante, Cocktail Bar, Cioccolateria, Colazione Notturna, Disco Bar, Gelateria, Internet Cafè, Live Music, Lounge Bar, Tea Room, Sushi Bar, Wine Bar
PASTICCERIA ARIONE
Dal 1923 il Caffè pasticceria Arione in Piazza Galimberti a Cuneo è un’istituzione. Vetrine e arredi originali anni Trenta, laboratorio artigianale e terza generazione della famiglia dei fondatori. Salotto elegante della città sotto i portici ottocenteschi ha inventato gli imitatissimi cioccolatini “cuneesi al rhum”, famosi in tutt’Europa. Nel 1954, su consiglio del suo editore Arnoldo Mondadori, Hemingway e la moglie Mary, in viaggio per Nizza, si fermarono per acquistarne due chili e lo scrittore non perse l’occasione per un aperitivo. Nel 1963, Monicelli ha girato qui alcune scene di I compagni con Mastroianni e la Girardot.
PASTICCERIA BRUNO
Ruota al Caffè Bruno, dal 1864, la vita di Cuneo, la sua cultura, gli uomini che hanno lasciato un segno alla città. Piccolo manuale d'architettura dei locali ottocenteschi, il Caffè conserva perfettamente gli arredi delle origini nelle eleganti e austere salette e l'antica facciata con lo stemma sabaudo in legno.
FARIGLIANO
LA “VIA LATTEA” DI BEPPINO OCCELLI A FARIGLIANO
Questo volta parliamo di formaggi, e che formaggi.
Ai piedi delle Alpi Marittime, ad un’altitudine che va dai 600 ai 1500 metri, sono situati i terreni dell’Azienda Agricola di Beppino Occelli: alpeggi, prati, campi, boschi e stalle. La “via lattea” di Beppino Occelli nasce in Langa, si inoltra nel cuneese fino ai pascoli di Castelmagno e della Valgrana per giungere a Valcasotto dove le migliori forme dei grandi formaggi di montagna finalmente riposano e maturano nelle antiche cantine di stagionatura.
Una personalissima storia del gusto, partita nel 1976, ricca di intuizioni, progetti e soddisfazioni, e di battaglie durissime contro l’omologazione, a cui ha risposto con interpretazioni personali dei prodotti della tradizione.
Nel Caseificio in Langa a Farigliano si trova la fucina dei più famosi "gioielli" della collezione, ma nel "Borgo dei formaggi" di Valcasotto avviene la stagionatura. Nel buio delle cantine il tempo lavora, insieme all’aria e all’acqua per portare a piena maturazione i formaggi. Esperti stagionatori rivoltano periodicamente le forme, le scrutano, le accarezzano, le massaggiano. Le forme migliori vengono "premiate" con il trasferimento in cantine più piccole per l’affinatura. Qui per lunghi mesi, lo speciale microclima ed il contatto con ben 12 legni diversi favoriscono lo sviluppo di muffe: bianche, rosa, aranciate o verdoline. Il sapore finale del formaggio viene così esaltato e diventa unico.
Fra i formaggi freschi, a breve stagionatura, spicca la Tuma dla Paja, già premiata a New York quale migliore formaggio, tra alcune migliaia, con l’Oscar del Fancy Food.
Tra i formaggi con tartufo d'estate ricordiamo la Tuma del Trifulau® (cioè il contadino che di notte si aggira con il suo cane nei boschi e sulle colline alla ricerca dei preziosi tartufi) ed il Crutin® (cioè la piccola cantina scavata nel tufo, l’antica dispensa dei contadini).
Tra i formaggi semistagionati spicca la Losa® di vacca, la cui forma e colore ricordano la pietra che ricopre le case di montagna.
Notevole è il Valcasotto®, prelibato formaggio, ambito dai "Re", di forma quadrata perché si adattava al basto dei muli nel trasporto dalle profumate erbe dei pascoli alla loro cascina più amata: la "Grangia Reale" di Valcasotto.
Tra i formaggi stagionati meritano una segnalazione il Cusiè® ed il Testun Occelli® ottimi in cucina per il ripieno dei ravioli, o a lamelle su paste calde o su insalate fredde di stagione.
Nei formaggi erborinati, cioè screziati in pasta da muffe verdi o blu, spicca il Verzin®, che trae il suo nome dal famoso marmo di Frabosa, detto verzino (con le sue venature verdoline).
Nella gran riserva spicca l’Occelli® al Barolo, affinato nelle vinacce arricchite con vino Barolo Docg, che trasferisce al formaggio la complessità dei suoi profumi. È stato considerato il miglior formaggio “ubriaco” in un test condotto dagli esperti di Slow Food.
Ed infine la sperimentazione più spinta degli speciali Occelli® al Malto d’orzo e Whisky, Occelli® nel fieno Maggengo, Occelli® in foglie di Castagno, Occelli® al Pepe Nero e Bacche Rosa, Occelli® con Frutta e Grappa di Moscato.
Formaggi per tutti, ma anche panetti di burro, addensati nei tradizionali calchi che rappresentano i simboli della montagna e rendono il burro buonissimo dentro e anche bello fuori. “Va gustato possibilmente crudo perchè su una baguette o semplicemente al coltello è di gran lunga il preferito" (Wine Spectator, USA, 2000 nel “Test fra i tredici migliori burri del mondo”). "È talmente buono che si può mangiare anche da solo" (The Guardian, GB, 2002 nel “Test fra i cinque burri migliori d’Europa”).
Che ricordi! Pane olio e sale per la merenda di tutti i giorni, ma pane burro e zucchero per quella della domenica.
POLLENZO
BANCA DEL VINO A POLLENZO
Recarsi a Bra, patria e residenza del grande Carlin Petrini (fondatore ed anima di Slow Food), e da qui spostarsi nella vicina frazione di Pollenzo è, per i cultori dell’enogastronomia, come effettuare una visita imprescindibile ad uno dei luoghi canonici di un certa filosofia di vita.
Intanto, la storia, che si presenta nelle sue due versioni: gli scavi archeologici sull'area della città romana Pollentia, e la splendida integrità neogotica del laterizio piemontese della Tenuta Reale di Casa Savoia, voluta da Carlo Alberto a partire dal 1835 ed oggi iscritta al Patrimonio Mondiale Unesco delle Residenze Sabaude. Poi, il gusto.
Infatti, alla fine degli anni novanta, su iniziativa di Slow Food prende vita il progetto di recupero del grande complesso dell'Agenzia, in cui oggi si trovano l'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, il ristorante Guido, l'Albergo dell'Agenzia e la Banca del Vino.
È di quest’ultima che vi vogliamo parlare.
Si tratta di un'istituzione unica nel suo genere e destinata a cambiare approccio col pianeta vino. Nelle storiche cantine che hanno assistito alla prima codificazione dei moderni metodi di vinificazione dei grandi rossi piemontesi ad opera di Francesco Staglieno, su una superficie di 2500 mq, sono stati stoccati i vini delle più prestigiose firme dell'enologia nazionale.
Si tratta di 300 nomi scelti con la massima attenzione per la qualità del prodotto da un'apposita commissione. Il 50% delle aziende selezionate è piemontese, in omaggio alla piemontesità di Pollenzo e del suo complesso storico-culturale; l'altra metà è costituita dai nomi principali delle più blasonate aree di produzione italiane.
La Banca funziona come un vero e proprio museo del vino d'eccellenza: con percorsi di visita per il pubblico, con un sistema interattivo di audioguide in 5 lingue, un sito Internet dedicato alle aziende della Banca e, soprattutto, con una dinamica e costante attività di promozione dell'immagine e della cultura enologica: degustazioni, stages, week-end enologici, offerte di vendita per i soci. Come gli esperti enologi ben sanno le degustazioni possono essere principalmente di due tipi: orizzontali (più assaggi dello stesso tipo di vino della stessa annata, prodotto in zone limitrofe, per valutare la qualità della produzione delle diverse vigne e cantine) o verticali (più assaggi dello stesso tipo di vino della stessa cantina, ma di annate diverse, per valutare l’annata migliore e la tenuta nel tempo del prodotto). Bene, a Pollenzo sono possibili verticali con annate ormai introvabili.
Alle cantine partecipanti si chiede un gettito annuale, sotto forma di deposito, di 180 bottiglie all'anno, spalmate su un massimo di tre etichette aziendali proposte anche in formato magnum.
Si è cominciato stoccando 60.000 bottiglie, che ogni anno sono aumentate fino a raggiungere un massimo di 200.000.
Queste bottiglie, di proprietà del produttore, entrano in questo modo a far parte del circuito promozionale della Banca del Vino con, in aggiunta, la possibilità di essere prenotate, una sorta di acquisto dilazionato, in cui l'acquirente diventa il nuovo proprietario del vino ma si impegna a tenere stoccate le bottiglie nelle cantine di Pollenzo per un periodo determinato.
La filosofia di fondo è quindi quella di creare la memoria storica del vino italiano, la possibilità di costruire un passato ad un settore che guarda per sua natura al presente e al futuro, un fatto che ad oggi esiste solo in forma assai ridotta nelle cantine dei collezionisti e degli stessi produttori.
S. GIORGIO CANAVESE
PASTICCERIA ROLETTI
Dal 1896 la Pasticceria Roletti a S. Giorgio Canavese (TO)è legata a doppio filo alla vicina residenza sabauda di Agliè.
Fornitrice della Real Casa e del Duca di Genova, ha avuto tra i clienti illustri la regina Margherita di Savoia e la bellissima duchessa di Pistoia che, con la scusa di comprare i biscotti a lei dedicati, la usava come dolce pretesto per incontrare i suoi amori.
Preferita anche da Gozzano, è un gioiello tutto originale d’inizio Novecento, guidato sempre dalla stessa famiglia, depositaria di storiche esclusive ricette della pasticceria del Piemonte torinese.
TORINO
BAR FIORIO
Dal 1780 è attivo il Caffè gelateria Fiorio di Torino. Lo frequentarono Cavour, Rattazzi, D’Azeglio. Carlo Alberto di Savoia, ogni mattina, prima delle questioni di Stato, chiedeva ai consiglieri che cosa si dicesse al Fiorio, perché era il circolo dei più influenti conservatori di ferro, come Prati, Collegno, Balbo, Lisio, Santarosa, per i quali la libertà era una lenta conquista civile a cui bisognava allenare il popolo perché non la sciupasse. E ancora oggi quelle sale, magnificamente restaurate, raccolgono i segreti dei gelati più famosi di Torino, amatissimi da Nietzsche.
CAFFE' AL BICERIN
Dal 1763 il Caffè Al Bicerin di Torino propone caffè, cioccolato, latte e sciroppo, serviti con un gustoso “armamentario” ch’è divenuto un’istituzione. È il “bicerin”, golosa tradizione torinese, nata tra i muri di questo Caffè, dove sostavano il patriota Silvio Pellico e il compositore Giacomo Puccini, che abitavano vicinissimo, il filosofo Nietzsche, il ministro Cavour, il poeta Gozzano, gli scrittori Calvino e Soldati e la regina del teatro di rivista Wanda Osiris. Originali l’esterno e l’interno, che documentano fedelmente l’aspetto tradizionale delle cioccolaterie torinesi dell’Ottocento.
CAFFE' MULASSANO
Nel Caffè Mulassano attivo dal 1907 furono inventati i tramezzini. Qui, dietro spesse tende rosse, prendeva il caffè Casa Savoia. Amato da Gozzano e Macario, il Mulassano è oggi una deliziosa bomboniera con tesori alla portata di tutti.
CAFFE' PLATTI
Dal 1875 fare una sosta al Caffé Platti di Torino è come camminare attraverso tre epoche, tra gli arredi del celebre architetto Valabrega, tra i sogni lasciati da Cesare Pavese, il profumo d'industria del creatore della Fiat, le ore di lettura di Luigi Einaudi.
CAFFE' SAN CARLO
Nato nel 1822 il Caffè San Carlo di Torino è stato roccaforte del Risorgimento. Vi sostavano D’Azeglio, Cavour, Lamarmora, Rattazzi, Giolitti. Qui Crispi convinse la Sinistra a intervenire in Africa e Gramsci ebbe l’idea di fondare “L’Ordine Nuovo”. Alessandro Dumas vi gustò il suo primo “bicerin”. L’ammiraglio Cigni e il Duca degli Abruzzi vi concepirono la spedizione nell’Artide del 1899 con la Stella Polare. Facevano sosta culturale Einaudi, Croce, De Amicis, Casorati, Gobetti, Medardo Rosso e Bontempelli.
PASTICCERIA ABRATE
Il Caffè confetteria Abrate di Torino, ristrutturato e ampliato rispetto all’originale del 1866, ripropone arredi in stile piemontese e cimeli d’epoca. Ai tempi dei Savoia, era fornitore ufficiale delle colazioni per i Principi che si formavano alla Scuola Regia di Cavalleria, servite su un vassoio d’argento. La sua squisita tradizione pasticcera e confettiera ha addolcito i grandi in tournée al Teatro Regio, come Puccini, Rossini e Tamagno, e i grandi del Regno d`Italia, tra cui Lamarmora, Ricasoli, Rattazzi e Menabrea.
PASTICCERIA AVVIGNANO
Dal 1883 la Confetteria Avvignano è uno stupendo esempio delle storiche botteghe torinesi che si affacciano verso la stazione di Porta Nuova.
Splendidamente restaurata dalla collaborazione di artigiani e maestranze, conserva quasi tutti gli arredi originali in una policromia unica di materiali e dolcezze.
Dai cristalli agli specchi, ai lampadari, ai banconi e ai soffitti finemente decorati.
PASTICCERIA BARATTI & MILANO
Il Caffè pasticceria Baratti & Milano è un gioiello torinese di raffinatezza tardo-liberty, opera dell’architetto Casanova, dove sostavano Pietro Mascagni e Guido Gozzano che qui, a tavolino, compose uno scherzo in rima su donne e dolcezze.
Ferdinando Baratti ed Edoardo Milano, nel 1858, aprirono un piccolo negozio in via di Dora Grossa (oggi Garibaldi); nel 1875, il successo lo trasformò in confetteria in Galleria Subalpina e, per l’Esposizione Universale del 1911, si ampliò col Caffè sotto i portici di piazza Castello.
PASTICCERIA PFATICSH
Nella Pasticceria Pfaticsh Gustavo di Torino, fondata nel 1913, vetrine, banconi, arredi e persino molte attrezzature del laboratorio di pasticceria sono conservati com’erano negli Anni Venti.
E’ un’istituzione torinese della cioccolata e dei cioccolatini, frequentata dalla grande nobiltà, il principe Umberto e la principessa Iolanda di Savoia, il duca d’Aosta, il duca di Genova, la contessa Calvi di Bergolo e la contessa di Mirafiori. Cesare Pavese, Primo Levi, Natalia Ginzburg, Indro Montanelli, Mario Soldati, Norberto Bobbio l’amavano sin da giovani.
PASTICCERIA STRATTA
Nata nel 1836 la Confetteria pasticceria Stratta di Torino fu fondata dai maestri confettieri e pasticceri Stratta e Reina. E’ un’istituzione per tutti coloro che amano i dolci e, soprattutto, le caramelle. Fornitrice della Real Casa Savoia e premiata con innumerevoli onorificenze che fanno bella mostra sulle antiche scatole esposte, è un gioiello ottocentesco che conserva, splendidamente restaurati nel 2010, ambienti, arredi in stile carloalbertino e facciata originale in legno.
VALENZA
PASTICCERIA BARBERIS
Dal 1895 la Pasticceria Barberis, confetteria con liquoreria e “Fornitrice della Real Casa Savoia”, Barberis è considerata il tempio della dolcezza di Valenza (AL), storico punto d’incontro delle grandi famiglie dell’arte orafa. Nei locali conserva intatti gli eleganti arredi di alta boiserie che risalgono alla fondazione e prosegue, con passione, la tradizione delle ricette originali elaborate in oltre un secolo di attività, tra cui la tartufata, gli amaretti, i savoiardi e il panfrutto, dolce senza burro inventato in tempo di guerra.
RISTORANTI
ACQUI TERME (AL)
RISTORANTE I CAFFI
Nel cuore del Basso Piemonte, zona di grande tradizione gastronomica e vinicola. Nel cuore del centro storico di Acqui Terme, Borgo Pisterna, nell’antico palazzo Comunale del 1500. In cucina, nelle sale, i cuori e le mani di Bruna e di Paolo con Sara e Piero. La stessa passione e devozione di 42 anni fa, nel piccolo borgo Caffi, in un luogo con una nuova impronta, per le occasioni più eleganti o le più informali, per gustare un aperitivo o uno spuntino gourmet.
ALBA (CN)
RISTORANTE LA PIOLA
La piazza sorge ad Alba, ed è conosciuta con due nomi, Piazza Risorgimento, quello ufficiale, e Piazza del Duomo, per i locali. Per tutti è il centro della città ed il cuore delle Langhe. Un rapido sguardo intorno allo specialissimo rosso brunito del mattone piemontese che è alla base del fascino “povero” del barocco monregalese e via verso le vette della ristorazione. Naturalmente c’è una storia dietro. Siamo qua seguendo la leggenda del Marchio Ceretto, che parla di vino da settant’anni; tre generazioni per un risultato d’eccellenza planetaria: Riccardo, il capostipite, poi Bruno e Marcello, ed oggi Alessandro, Federico, Lisa e Roberta; o come li chiamano gli americani i Barolo Brothers, veri ambasciatori dell’Italia negli USA. Oltre 120 ettari di vigneti tra Langhe e Roero, per etichette mitiche (anche nel prezzo): il Barolo di Bricco Rocche, il Barbaresco di Bricco Asili, l’Arneis Blangé, il Dolcetto Rossana, il Barbera Piana, il Nebbiolo Bernardina, il Barolo Chinato di Monsordo Bernardina, il Moscato di San Maurizio che viene dalla tenuta storica del Conte Incisa Beccaria.
I Ceretto hanno una specialissima capacità di coniugare il vecchio e l’avveniristico. Da loro ammiri il decostruttivo cubo di vetro ed il vertiginoso acino panoramico che svetta sulle vigne, ma lo fai con lo stesso intenso stupore con cui raggiungi la SS. Madonna delle Grazie (una chiesetta devozionale per i vignaioli mai consacrata) ribattezzata la Cappella del Barolo e ridipinta a forti tinte dai minimalisti David Tremlett e Sol LeWitt. Ma in piazza i Ceretto riescono a stupirci ancora di più, con una duplice sorpresa legata alla ristorazione: al piano terra, La Piola, in dialetto la trattoria, un’osteria con cucina legata alla più classica tradizione piemontese; al primo piano, il Piazza Duomo, un ristorante con proposte internazionali che nascono dall’estro del brianzolo chef Enrico Crippa, allievo a Milano di Marchesi e quindi collaboratore a Cannes di Willer, a Parigi di Arabian, a Strasburgo di Westermann, senza dimenticare il Bulli di Roses del mitico Ferran Adria.
L’ambiente é una rivisitazione architettonica ultramoderna dell’antico, realizzata a più mani da Katz, Deabate, Shailer e Bonino, ma il vero spettacolo sono i piatti d'autore di Baecheler, Brown, Indiana, Taaffe, Smith, Winters, Baldessarri, Nskowsky, Davies, le fotografie di Fuss e l'affresco, rappresentante l’albero della vite e della vita, di Francesco Clemente, celeberrimo esponente della Transavanguardia di Achille Bonito Oliva. Se aggiungiamo alla bellezza visiva l’armonia, la leggerezza, la sapidità, raggiunta partendo da una base di prodotti scelti con cura maniacale ed elaborati con precisione micrometrica, possiamo essere d’accordo con la risposta che Crippa dà alla fatidica domanda: “Quali sono i tuoi obiettivi in cucina? “La felicità dei miei ospiti e, di conseguenza, la mia”. Alla Piola l'atmosfera è più conviviale, da vecchi amici che si sfidano a carte. Le proposte sono scritte ogni giorno col gesso su di un'ampia lavagna. Il costo, un regalo per la bontà di ciò che mangerete, si ferma ai 30 euro tutto compreso. Al Piazza Duomo, ne spenderete almeno 70 euro, per assistere all’incontro gastro-calcistico Piemonte - Resto del Mondo, un melting pot sia nei piatti in tavola, sia nei commensali seduti a gustare bellezza pura. Conviene prenotare per tempo ad un cortesissimo +39.0173.442800 o al +39.0173.366167.
RISTORANTE PIAZZA DUOMO
Aprono nel Maggio 2005 i ristoranti La Piola e Piazza Duomo, nel centro storico della città di Alba, la capitale delle Langhe.
Un unico indirizzo per due esperienze di cucina molto distanti tra loro accomunate però dalla ricerca e dalla qualità. I protagonisti sono la famiglia Ceretto, noti imprenditori vinicoli piemontesi e ferventi promotori delle risorse enogastronomiche locali ed Enrico Crippa, un giovane chef brianzolo, talentuoso, determinato e desideroso di iniziare un proprio percorso personale. Non si tratta di una sfida tra la creatività ricercata di Piazza Duomo e la tradizione culinaria piemontese de La Piola, bensì un progetto di valorizzazione ed educazione al buon vivere, buon mangiare e buon bere che ha reso unica la nostra regione. In pochi anni, i successi hanno premiato questa scelta, ed ora Piazza Duomo, è uno degli indirizzi di culto per i gourmand e per chi ama proposte nuove e mai banali mentre La Piola è diventato uno dei luoghi di maggior richiamo per gli appassionati della cucina piemontese.
La cucina di Piazza Duomo è il regno creativo di Enrico Crippa.
Qui, assieme alla sua brigata è impegnato quotidianamente in laboriose preparazioni per soddisfare e stupire con proposte sempre nuove i clienti più esigenti. Conscio fin dagli esordi della ricchezza e della varietà offerta dai prodotti locali, Crippa ha portato la sua esperienza internazionale in un territorio dalle tradizioni radicate come quello delle Langhe proponendo sapori inusuali pur mantenendo un occhio di riguardo e di rispetto per gli ingredienti del territorio. Il filo conduttore è l'utilizzo di materie prime d'eccellenza, accuratamente selezionate nel rispetto delle stagioni e poi trasformate abilmente in opera d'arte, come solo gli chef di talento sanno fare.
Crippa: "per un cuoco è magico essere qua. I langaroli sono abituati a mangiare bene. I prodotti di questa zona sono spettacolari e la gente li compra e li mangia ogni giorno, in ricette semplici o più elaborate".
Chi ha provato un minestrone o un pinzimonio fatto con verdure appena raccolte concorderà con la scelta di coltivare un nostro personale orto.
La differenza è la riscoperta di gusti ormai sopiti da anni di verdure anonime e omologate. La verdura proposta nei nostri piatti proviene dalle 5 giornate nell'area della d.o.c.g. del Barolo che, se tanto ci dà tanto, dovrebbe originare prodotti eccellenti. A parte questa curiosa coincidenza, l'orto lo abbiamo voluto per migliorare l'offerta al cliente. In una cucina che punta molto sulla territorialità e su prodotti locali ottimi, come carni e formaggi. Avere una produzione propria di verdure ed erbe selezionate completa una ricerca volta all'altissima qualità anche per ingredienti che spesso sono solo visti come accompagnamento a piatti importanti.
BENEVELLO (CN)
RISTORANTE DAMIANO NIGRO
Il ristorante gourmet Damiano Nigro, 1 stella Michelin, è territorio di esplorazione e scoperta: in un ambiente raccolto ed esclusivo, lo chef guiderà i veri palati gourmand in un percorso di gusto all’insegna dell’alta cucina; le proposte culinarie, create e presentate con grande cura, sono frutto di esperienza, studio e sperimentazione, senza mai snaturare gli ingredienti preziosi che vi sono alla base. Tre menu, di cui uno vegetariano, sono i percorsi gastronomici che lo chef Damiano Nigro offre ai propri ospiti in questo rinnovato spazio dedicato alla grande cucina.
BRIAGLIA (CN)
RISTORANTE MARSUPINO
La strada per arrivare è bellissima. Sullo sfondo una cornice di monti artisticamente innevati, il Monviso che comanda tutte le alture vicine sembra a portata di piede (o di ruota per i più pigri). In questo scenario di fine maggio, a pochi chilometri da Mondovì, raggiungiamo Briaglia, per andare a trovare Marsupino 1901 Trattoria con camere.
Attiva da oltre un secolo, gestita da una famiglia di ex contadini e viticoltori che proponevano piatti e bicchieri robusti ai viandanti, oggi è molto di più della classica osteria di strapaese. Resta comunque la produzione di buon vino Dolcetto DOC e la scelta di servire ai tavoli proposte che variano in base alla stagionalità e alla reperibilità locale delle materie prime.
Fornitori di fiducia, allevatori della Granda, casari-poeti del latticino, ortolani e frutticoltori di razza fanno la forza della dispensa. L’atmosfera famigliare, di un tempo, si abbina con un servizio impeccabile e cortese, attento e mai ossessivo, da ristorante di gran classe, che fa comunque sentire ogni cliente un gradito ospite a tavola.
Le volte in mattoni delle sale da pranzo si stagliano sulle tovaglie immacolate e l’arredamento prezioso; raccontano una storia di edilizia rustica modernamente rivisitata, che prosegue in una cantina assai ben meditata. Qui, accanto alle grandi winestar internazionali, potrete scoprire piccoli (dimensionalmente ma non qualitativamente) produttori emergenti. 900 etichette provenienti da tutto il mondo che permettono degustazioni verticali ed orizzontali deliziose.
I piatti non sono molti, come è giusto, il meglio di sé lo si dà in autunno, ma anche in prossimità della bella stagione mangerete e berrete sublimemente. Fatemi guidare senza timore dal sommelier negli abbinamenti. Anche un solo calice può bastare.
Abbiamo assaggiato per l’occasione una Barbera meritevole di plauso che si sposava alla perfezione con dei tajarin al ragù di salsiccia di Bra, ma resisteva anche sul plateau de fromage alle cinque delizie con marmellate, salse e miele da capogiro.
D’altronde la bocca non l’è stracca se non sa di vacca.
Spenderete per un menù degustazione di otto portate 38 euro che, con una duplice scelta di vini, assesterà il conto a 45 euro totali (se non farete sturare delle bottiglie da capogiro).
Cercate Marsupino in Via Roma, 20, 12080 Briaglia (Cuneo) ma non scordatevi di chiamare prima per prenotare. Il telefono è 0174 563888.
CARRÙ (CN)
OSTERIA DEL BORGO
Se arrivate nella piazza principale di Carrù per prima cosa rendete omaggio al vero re di questi luoghi, il mitico bue grasso (bestie magnifiche che superano talvolta i 12 q.). Ha il suo monumento in pietra, incorniciato sul panorama della vallata. E’ lui il vero protagonista di una fiera di cui si hanno notizie fin dal 1473, ma istituita ufficialmente nel 1910 (quest’anno farà quota cento). Ed attorno al bue è costruita tutta la cucina del luogo.
Noi siamo andati a gustarla all’Osteria del Borgo, sulla centrale via Garibaldi in Carrù, dove da oltre dieci anni si esibiscono in sala ed ai fornelli mamma Giuseppina e papà Gianni, con l'aiuto dei figli Daniele e Paolo. Si apre con un tris d’antipasti: carne cruda all'albese (coscia magrissima tagliata al coltello finissima, ma rigorosamente non tritata, con aglio ed un velo d’olio, cosparsa di sottili lamelle di tartufo bianco), vitello tonnato e peperoni (ma in stagione chiedete il cardo gobbo di Nizza Monferrato o i topinambur) in bagna cauda classica (aglio, olio ed acciughe). La pasta è fatta in casa: tajarin, ravioli al plin (serviti anche in brodo) e gnocchi conditi con ragù di carne, sugo di funghi, burro e salvia. D’inverno riuscirete a trovare anche il minestrone di trippa. Ma il piatto simbolo del locale è il gran bollito misto di Carrù, servito dal carrello con una maestria di lame e forchettoni da lasciare incantati, nei sette canonici tagli (testina, lingua, scaramella, muscolo, punta di petto, sottile, coda). Il celebre bollito, che vale tutta la sua fama, realizzato con l’aggiunta di un composito trito (sedano, rosmarino, alloro, porro, carota, prezzemolo, aglio, acciughe, capperi, tuorli sodi d’uovo, mollica di pane ammorbidita in aceto, sale e olio q.b.), viene servito contornato dalle sette salse di prammatica (Bagnetto verde, Cogna, Salsa Piccante, Salsa con Aglio, Salsa di Rafano, Bagnetto del Borgo, Salsa Rubra casalinga). Ma in sovrappiù, nel bis del ricco e gigantesco carrello, abbiamo trovato anche il cotechino, la tacchinella e la gallina. C’è chi ama anche l’abbinamento con mostarda (in senape dolce) e la composta di arance amare. Nel carrello dei formaggi della zona spiccano, tra gli altri, il fin troppo celebrato gessoso Castelmagno ed il mai abbastanza lodato Bra d'alpeggio. Gran finale coi classici dolci: torta alle nocciole con zabaione e panna cotta. Come vino abbiamo gustato un Dolcetto Superiore un docg Dogliani del 2005 vinificato da Anna Maria Abbona, frazione Moncucco a Farigliano (CN), adatto per una buona corposità e giusta non esagerata acidità, ma una valida alternativa poteva essere una buona Barbera o un Nebbiolo Langhe. Tutto ciò per 35 euro. Partite subito (ma ricordatevi di prenotare Tel. 0173 75 91 84 - Chiuso il Martedì sera e Mercoledì).
CERVERE (CN)
RISTORANTE ANTICA CORONA REALE
Agli albori del Diciannovesimo Secolo, nel cuore di una piana cuneese sospesa tra Langhe e Monviso, in una bisecolare cascina di famiglia apre i battenti la prima gestione di una locanda a metà tra mescita e stazione di posta. Se i documenti comunali di Cervere ne datano l’albore nel 1855, anno in cui Alessandro Vivalda lega il proprio nome alla cura del locale, l’oggettività ci dice che quella fu la nuova ma non prima gestione, derivata da un avvicendamento interfamigliare, e se si fa riferimento alla storia registrata negli archivi parrocchiali si scopre che dal 1815 un locale di ristoro apriva i battenti in quel borgo rurale allora remoto ed infinitesimale. Rurale nelle stesse stimmate architettoniche: quelle che oggi sono le eleganti sale risalgono come struttura portante ad un periodo decisamente più antico, il XVII secolo, ed erano stallatici e scuderie. In questi locali a fianco dell’aia e del cortile ogni giorno gli attori di questo microcosmo riaccendevano con ruvida naturalezza le usate dinamiche famigliari, insieme agli usati paioli di rame. Atti e documentazioni illuminano molto più limpidamente tutto il periodo successivo. La stazione di posta, che rifocilla i saltuari viaggiatori con ricette in tutto e per tutto modulate su cicliche logiche stagionali, diventa parte integrante di vita famigliare e paesana. Un primo passaggio di consegne avviene ben 59 anni dopo (tanto durò la gestione di Alessandro) in favore del figlio Lorenzo, poi nominato anche Cavaliere dell’allora Italico Regno. Successivamente un altro Alessandro Vivalda, figlio di Lorenzo, subentra nel 1933, sostituito poi da Eugenio Vivalda che assume la conduzione del locale il 26 luglio del 1956. L’Antica Corona Reale non è solo un ristorante, ma un punto di vista della storia letta nella quotidiana succulenza dei suoi sapori, profumi, usanze, pietanze. Quindi cronista fedele delle successioni di uomini e abitudini, tanto poco solenne quanto “Reale” anche nell’accezione di vera, tangibile, autentica. E non sempre storia periferica, anzi. Se già Vittorio Emanuele III, deviando qualche battuta di caccia dalla vicina tenuta regia di Pollenzo, fu più volte appagato estimatore di rane, lumache e pesciolini di fiume, è altrettanto una fatto che durante la Seconda Guerra Mondiale il vicino campo di aviazione, di bandiera e parte tedesca prima, e americana poi, trasferì il proprio quartier generale nella pancia (è il caso di dirlo) di quest’osteria sicuramente frastornata dai contraccolpi della storia nelle vicende alterne di padroni e servitori di essa, ma sempre presente, sempre pronta a riaprire a qualsiasi buriana o bonaccia, con lo spirito di sacrificio col quale sogni, col quale vivi, col quale impani, col quale spadelli. I gesti sono milioni, ma la vita (e l’impulso) uno soltanto.
Il resto è contemporaneità: Eugenio viene avvicendato dal figlio Renzo tra il 1968 e il 1993 (si noti anche la ciclicità negli stessi nomi propri), anno in cui vede la luce la gestione attuale curata da Gian Piero, figlio di Renzo, con la fattiva presenza di quest’ultimo. La gestione di Renzo (nominato recentemente Cavaliere della Repubblica) può definirsi schiettamente conservativa del patrimonio culinario precedente attraverso la riproposizione e l’approfondimento di piatti quali lumache ai profumi dell’orto e porri, rane di montagna fritte, la Finanziera della tradizione, i pesci di Stura sia fritti sia in leggero carpione che iniziano ad attrarre clientela più delocalizzata; il ristorante nella stessa immagine culturale degli anni Settanta e Ottanta smette di essere il posto schiettamente domenicale dove si consumano banchetti interminabili e spesso qualitativamente anonimi, si affinano le esigenze, soprattutto il gusto.
Ma il ristorante che troviamo nei primi anni Novanta, cioè alla soglia del passaggio di gestione da Renzo a Gian Piero, ha sì germogli di cui Gian Piero è consapevole, ma la sua maggior consapevolezza è che questi possono esprimersi al meglio solo attraverso una radicale ricerca della qualità. La gestione attuale rappresenta un cambio di marcia deciso e decisivo sotto molti punti di vista. Il credo e l’obbiettivo di Gian Piero Vivalda sono la ricerca della giustezza di ogni particolare, non solo culinario ma d’insieme; però la sostanza, ovvero la materia prima, viene necessariamente prima di tutto, e con lei l’affinamento della tecnica inteso come ottimizzazione dell’alimento, il tutto attraverso studio, approfondimento ed esperienze in cucine pluristellate del panorama europeo. Ai prodotti nobili della cucina piemontese e cuneese nello specifico si aggiungono di volta in volta pregevolezze gastronomiche extraregionali. Ai tagli nobili del Fassone piemontese, ai funghi porcini della Val Pesio, ai capretti della Valle Stura, a tartufi bianchi d’Alba, formaggi d’Alpeggio a fermentazione naturale, lumache “Helyx Pomatia” e molte altre chicche locali oggi tutte DOP, si aggiungono scampi e gamberi rossi del Golfo Ligure, bottarga di muggine, lardo di Colonnata, oli umbri e siciliani, caviale iraniano, solo per citarne alcuni.
Ma anche la forma deve essere direttamente proporzionale alla sostanza: ben presto iniziano i sostanziali rifacimenti architettonici del locale. Tornano in auge le suggestive e storiche volte coi mattoni a vista, il vetro cede il passo al cristallo, l’inox all’argento. Si estendono gli orizzonti gestionali sia di cucina, sia di sala, dove tappeti persiani e quadri di pregio accompagnano l’esperienza gastronomica di commensali ben lieti di arrivare all’Antica Corona Reale non solo dall’Italia ma anche da oltrefrontiera. L’instancabile propensione al miglioramento sposa la stagionalità delle materie prime rivisitate da uno staff di cucina sempre più numeroso e formato, in sala la cortesia del personale si affina e si abbina alla competenza di sommelier di chiara preparazione; il resto è cronaca odierna, consolidata dai premi ottenuti (su tutti la prima “Stella Michelin” nel 2003, la seconda ottenuta nel 2009) partono da una evidenza: anche nei cambiamenti più espliciti, è solo la continuità che crea certezze, di qualunque genere esse siano. Il legame più elementare, anche in un mondo attuale apparentemente privo di confini e radicamenti, è sempre quello col proprio luogo, luogo nel quale abitiamo e che a sua volta abita in noi. Fatto di legami, anche nell’apparente essenzialità del mangiare, del bere: la terra e ciò che può dare. Non è infatti un caso che la guida dell’Espresso nel 2003 ritiene meritevole l’Antica Corona Reale del premio per l’uso delle miglior materie prime a livello nazionale.
E che nel 2010 la Guida del Gambero Rosso assegni il premio nazionale “Tradizione” alla sua cucina, e sono premi di oggi con radici però profonde e ataviche.
L’Antica Corona Reale, tra l’altro membro Gran Chef della “famiglia” Relais & Châteaux, guarda oggi al suo bicentenario con le sensazioni di due secoli fa e le consapevolezze dell’oggi; e anche questo può essere considerato un gran bel premio.
GUARENE (CN)
RISTORANTE LA MADERNASSA
Michelangelo Mammoliti interpreta e traccia il percorso del Ristorante La Madernassa che dal 2020 ottiene il riconoscimento della seconda stella Michelin. Cucina a vista e luci d’artista a ricordare la bellezza del nostro design, tutto italiano. Linee essenziali ed eleganti, sullo sfondo Alba, le Langhe e il Monviso che domina l’arco Alpin.
MONFORTE D'ALBA (CN)
RISTORANTE AGRITURISMO CA' BRUSA'
La ricerca di novità e curiosità nel panorama enogastronomico spesso porta a viaggi verso mete lontane e costose. Quale soddisfazione trovare l’eccellenza della novità ad un prezzo accessibilissimo a pochi passi da noi! E’ quello che ci è capitato in Vico di Piazza 16 nel centro storico di Albissola Superiore (SV) (ampio parcheggio nei pressi, evviva!) con un ristorantino che tanto ci ricorda la zona Brera di Milano ed il cui nome è tutto un programma: Atipica.
In un’epoca in cui il chilometro zero e la tipicità sono la regola del politicamente corretto in fatto di cucina, dichiarare la diversità sin dal nome in insegna risulta quasi una provocazione.
Va subito sgombrato il campo da un possibile equivoco visto il proliferare dei ristoranti etnici locali, specie cinesi. All’Atipica non troverete nulla di tutto ciò. A cominciare dai gestori, un connubio di multiculturalità che ci ricorda tanto la forza del meticciato del melting pot. Italianissimo cittadino del mondo lui, ai fornelli, lo chef Raffaele La Franca, e la nigeriana Ivy, in sala, sua compagna di avventura nella ristorazione e nella vita, che proviene da Lagos, un “paesino” africano di quasi 20 milioni di anime, a ricordarci che i provinciali siamo noi.
La storia, che tocca tanti continenti, ha radici profonde legate alla sua esperienza di food manager internazionale maturata principalmente tra Milano e Londra, ma confina anche con la nouvelle cuisine e la ricerca delle materie prime in cui il rapporto qualità prezzo sia sempre al top.
Così nella semplice ma gradevolissima saletta di 30 coperti che troverete riscaldata da una soave gradualità di tinte che vanno dal giallo all’arancione, si susseguiranno piatti che provengono dalle più diverse latitudini. Gli asparagi in pastella di ceci (che provengono dalla umbra Spello, i luoghi che ci ricordano la pia amicizia di San Francesco e Santa Chiara) sono abbinati ad una salsa al tamarindo ed i ceci in insalata sono ravvivati dal tocco del coriandolo (spezia essenziale per il garam masala indiano o sudamericano). I gamberi, che sono surgelati all’atto della pesca provengono dalle isole Falkland – Malvinas, tristemente famose per il conflitto anglo argentino, ma sono squisiti fritti in tempura (cioè fritti ricoperti di pastella alla maniera giapponese) e sono abbinati ad una salsina agro piccante che tanto ricorda l’Africa. L’agnello proviene dall’Irlanda, è particolarmente pregiato poiché, essendo il paese privo di edera di cui va ghiotto, non ha il caratteristico forte odore che ad alcuni dispiace. E’ cucinato con riso giallo al curry agrodolce Malay (abbinato con una sorta di caponatina all’indiana, ma con rivisitazioni in chiave sudafricana, a ricordarci, pensate a Gandhi, i rapporti strettissimi esistenti tra i due paesi).
I calamari tenerissimi alla griglia sono appena sfiorati dalla piccante salsa africana piri piri (assai usata in Portogallo, che ha un’ascendenza coloniale assai forte) dal nome dei peperoncini che sono alla sua base, ma la troverete anche nel gustosissimo bisonte, canadese, che è di una soavità al palato inversamente proporzionale alla truce aria selvaggia dell’animale.
Non poteva mancare un assaggino di risi mix basmati (di provenienza indo-pakistana) e selvatico serviti con platano (una sorta di banana gigante africana che i bantù considerano il migliore rimedio per le infiammazioni) tagliato a fette e fritto che ricorda vagamente la patata e le italianissime fragole, ma condite con una salsa allo zenzero (il ginger dalle magiche virtù digestive). Ad affiancare l’inconsueta ma apprezzatissima serata segnalo la presenza di una eccellente carta dei vini. E non poteva essere altrimenti in quanto curata da Gioacchino La Franca, uno dei maggiori esperti di vini mondiali, già rappresentante per l’Italia dell’ICE, l’Istituto Commercio Estero governativo, nientemeno che nell’enoteca più celebre della Gran Bretagna a Londra in Piccadilly Circus, l’ombelico del mondo. Ma, naturalmente, non potevamo brindare che in maniera atipica, e nella serata ci siamo deliziati con un bianco Gewurztraminer e con un rosso Merlot, a tutti noti come vini europei, ma nel nostro caso… sudafricani, di eccellente qualità e di prezzo contenutissimo.
Spenderete tra i 20 ed i 30 euro (avete letto bene), l’apertura è solo serale, prenotare è obbligatorio allo 019486996. Certamente ritornerete per gustare il nuovo menù stagionale (ma tenete presente che la stagionalità nel mondo non è eguale nei vari continenti).
ORTA SAN GIULIO (NO)
RISTORANTE VILLA CRESPI
Dal Sud al Nord Italia, fusione di sapori e piaceri.
Antonino Cannavacciuolo Chef patron del Ristorante Hotel Villa Crespi ad Orta San Giulio, pluripremiato con due stelle Michelin, e riconoscimenti nelle guide italiane più importanti che lo annoverano tra gli chef più distinti.
Un uomo, un ragazzo dal temperamento forte e determinato… allegria, costanza, passione, istinto.
Un’artista: si destreggia con abilità giocando con i prodotti della Sua amata terra partenopea, integrandoli, mixandoli e combinandoli con quelli Piemontesi, terra del suo amore, terra di sua moglie.
Niente limiti, niente scrupoli, osa, cambia, tenta... un crescendo di approvazioni, consensi e sorrisi da parte dei commensali: il regalo per lui più grande. Ascolta consigli, accetta le critiche e non lascia nulla al caso, la cosa più importante per lui è che il messaggio dei suoi piatti venga compreso.
Le presentazioni delle sue creazioni, sono il suo modo di comunicare quello che sente, la sua interiorità, la sua arte. Chi con una canzone, chi con una poesia, chi con film… lo Chef Antonino Cannavacciuolo è un artista che coinvolge gli spettatori con i colori, gli accostamenti ed i sapori.
Non abbandona la tradizione e la semplicità dei sapori, cucina mai banale, sempre sorprendente, utilizzo di materie prime d’eccellenza fusione tra il passato ed il presente per una cucina mediterraneo-creativa d’eccellenza. Non scorda mai le sue origini, il duro inizio nelle cucine, la “gavetta”; la determinazione a crescere, la volontà di imparare; nel 2000 ha effettuato importanti stage in rinomati ristoranti francesi come l’Auberge de l’Ille 3 stelle Michelin a Illerhausen e il Ristorante Buerehiesel sempre 3 stelle Michelin.
E poi la fermezza, la tenacia, la costanza... una ricerca continua, volontà di sorprendere e sorprendersi, giocando, ispirandosi, crescendo, e come il suo amato mare, in costante fermento e movimento... il bello, è, che non ha ancora finito!
Antonino Cannavacciuolo è un cuoco e conduttore televisivo italiano. È noto come conduttore della versione italiana di Cucine da incubo in onda su Fox Life della piattaforma satellitare Sky Italia. Durante la sua carriera come ristoratore è stato premiato con 2 stelle Michelin, 3 forchette per il Gambero Rosso e 3 cappelli de l'Espresso.
Dal 1999 ricopre il ruolo di Chef patron del Ristorante Hotel Villa Crespi a Orta San Giulio.
Nato a Vico Equense (NA) il 16 aprile 1975, Antonino Cannavacciuolo ha conseguito l’Attestato di Cucina presso la locale Scuola Alberghiera nel 1994. Antonino Cannavacciuolo vanta esperienze lavorative nel ristorante del Grand Hotel Quisisana di Capri, quando la cucina era “governata” da Gualtiero Marchesi. Nel 1999 assume, insieme alla moglie Cinzia Primatesta, la gestione del Ristorante Hotel Villa Crespi, sul lago d'Orta. Dal 2012 Villa Crespi è Associato Relais & Châteaux. Nel 2003 Antonino riceve la prima Stella Michelin. Nel 2006 gli viene conferita la seconda Stella Michelin.
RIVOLI (TO)
RISTORANTE COMBAL.ZERO
Un luna park del gusto a Rivoli, concentrato di solidità e concretezza in cui si fa largo una cucina che mira dritta alla pancia in maniera intelligente. Il Combal.Zero di Davide Scabin dà l’impressione è che non vi sia limite alla sua poliedricità ed alla potenza sensoriale che va a stimolare con i suoi piatti. Basta scegliere qualche piatto alla carta per essere travolti da preparazioni estremamente ricche ed appaganti. Una mano potente e personale, senza mezzi termini; che non teme di mettere il cliente al centro di tutto. In sala un servizio giovane ed informale a contrasto della location, rende protagonisti i piatti serviti.
Cosa significa “Combal.zero”? In dialetto piemontese vuol dire conca…avvallamento… Il primo ristorante “Combal” era situato ad Almese, in provincia di Torino, e la valle dove era situato il paese era appunto una conca. Lo zero una volta traslocati a Rivoli…per indicare la ripartenza!
La sua filosofia culinaria è semplice. È il design a prevalere su tutto già a partire dalla cucina. Un design di sistema, per avere il controllo dei gusti primari, per individuarli e percepirli. Lo studio di design, quindi di progetto, rimane in cucina e al cliente si trasferisce solo la trasformazione finale.
Il primo chef italiano ad avere l’idea del design è stato Gualtiero Marchesi. Il suo concept però è diverso: progetto e design non intesi come aspetti estetici, bensì come ergonomia e funzionalità all’interno del piatto. Una cucina di ricerca ispirata dal libro di Bruno Munari “Da Cosa Nasce Cosa”: una cucina in continua evoluzione, innovativa, provocatoria, perfezionista, capace di ragionare, far ragionare e stupire.
S. SEBASTIANO CURONE (AL)
RISTORANTE CORONA
Il Ristorante Corona di S. Sebastiano Curone (AL) è stato fondato nel 1702. Era una locanda sull'antichissima Via del sale che collegava Genova al nord Italia per il trasporto del prezioso conservante dei cibi. A metà Ottocento, il bisnonno Giovanni fu cuoco-bersagliere del generale Lamarmora nella Guerra di Crimea. Lo frequentarono D'Annunzio, il generale Cadorna, l'editore Ricordi, il ciclista Coppi che era della zona. Tradizione piemontese-ligure e un bel diploma della Regina d'Inghilterra del 1857.
SERRALUNGA D'ALBA (CN)
RISTORANTE LA REI
Il Ristorante La Rei è la tavola gourmet de Il Boscareto Resort & Spa, il gioiello prezioso che si raffina ancora per offrire un’esperienza di eccellenza e scoperta. Dieci tavoli dedicati all’alta cucina, con una brigata giovane e dinamica e menù degustazione ideati dall’Executive Chef Fabrizio Tesse a partire dalla sua visione delle Terre di Langa. Altre due figure importanti completano l’esperienza gourmet alla Rei: il Resident Chef, Alberto Bai. I sapori e i piatti che hanno fatto la tradizione di questa zona del Piemonte sono il centro dell’interesse per lo chef Tesse. Preparazioni classiche, interpretate per un pubblico attento ai sapori codificati, ma anche alle nuove tendenze e tecniche di cottura.
SORISO (NO)
RISTORANTE AL SORRISO
L'Hotel Ristorante Al Sorriso nasce nel 1981, dall'iniziativa di Angelo, reduce da una formazione internazionale come ristoratore ad altissimi livelli e Luisa, cuoca autodidatta e originaria proprio di Soriso.
Il segreto del loro successo è frutto di sacrifici, di passione autentica per l'eccellenza della tavola, del culto di quel gusto che è insito in tutti i figli della terra del Piemonte.
Oggi, dopo trent'anni, la stella Michelin e i numerosi riconoscimenti internazionali fanno de Al Sorriso un'oasi di armonia e cordialità, un incantevole concentrato di emozioni. Un sogno, insomma.
Nella calda ed accogliente atmosfera del ristorante, dove si potrà vivere una magnifica sintonia tra la cucina e gli ospiti, ci lasceremo trasportare dall’emozione e dai piaceri che Angelo e Luisa sapranno proporre con innovazione, mantenendo però una propria identità.
Partendo dalla terra inteso come un insieme di valori quali usi e costumi, tradizioni gastronomiche e ricerca dei prodotti del territorio, ci troveremo estasiati da una fantastica armonia di profumi e sapori, dove Luisa, sapientemente, adatterà le ricette ai tempi, per poter gustare al meglio ogni elemento che compone il piatto.
TORINO
RISTORANTE DEL CAMBIO
Fondato nel 1757 il Ristorante - Caffè Del Cambio di Torino accoglie nel lusso dei suoi velluti rossi, sotto i suoi stucchi e ori, il Gotha della Mole. Casanova ne parla nelle sue Memorie. Fu punto d'incontro gastronomico del Parlamento subalpino. Lo frequentavano statisti e ministri del Risorgimento come Rattazzi, Lamarmora e Depretis. Dal 1852 al 1861, Camillo Benso conte di Cavour, presidente del consiglio del Regno sabaudo, faceva qui, ogni giorno, la storia in punta di forchetta, ed è rimasto immortalato in un'allegoria insieme al fido Costantino Nigra.
RISTORANTE PORTO DI SAVONA
L’Antico ristorante Porto di Savona conserva sale e arredi in stile ottocentesco originale con delicati accenni Liberty e squisita cucina piemontese. Nell’Ottocento, proprio davanti a questa trattoria, partivano le diligenze a cavalli che assicuravano ogni giorno i collegamenti con la Liguria e in particolare con il porto di Savona, che era di grande importanza mercantile per Torino. Per anni fu meta gastronomica dello scrittore Mario Soldati. Oggi è cenacolo di uomini di cultura e spettacolo, come Luis Sepulveda, Nanni Moretti, Raoul Bova.
VERBANIA (VB)
RISTORANTE PICCOLO LAGO
"Riprendere il passato, modellarlo nel presente, proiettarlo nel futuro."
Immaginate di voler trascorrere una serata speciale in un posto speciale... immaginate che questo posto sia nell'incantevole cornice del Lago di Mergozzo, a Verbania.
Lasciatevi conquistare dall'atmosfera calda e accogliente, rilassatevi e godetevi le proposte della cucina di Marco Sacco, innovativa, tradizionale e premiata con due stelle Michelin:
Dal lontano 1974 c'è l'ispirazione continua dei sogni, allora appena abbozzati, di Gastone e Bruna Sacco, imprenditori geniali e genitori di Marco e Carlo.
I figli hanno saputo seguire i loro passi, e non solo. Oggi sono arrivati oltre ogni aspettativa di chi li ha preceduti, onorando il passato e mirando ad un futuro sempre più luminoso.